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EXTRANEWS – Abbiamo chiesto a tre studenti universitari fuori sede come si vive in Prati

di Luisa Urbani

Si chiamano Chiara, Giuseppe e Marco. Sono tre studenti universitari che, da circa un anno, si sono trasferiti in via Candia. Tutti e tre, infatti, frequentano la Lumsa. Lo storico ateneo di Prati.

“Io arrivo da Messina. E quindi, per me, qui è tutto molto più pulito e bene organizzato”, dice Giuseppe, ridacchiando. Pulito? Sicuro? “Eh, ha ragione. In effetti alcune cose andrebbero migliorate”, aggiunge. Dopo qualche minuto di riflessione, Giuseppe torna alla carica. E dice: “Sono rimasto molto colpito nel vedere i “nasoni” che erogano acqua ventiquattro ore al giorno. “Se penso che a Messina non ci sono fontanelle… Mamma mia, mi sembra uno spreco assurdo”.

Da destra, Marco, Chiara e Giuseppe

C’è altro? Il calciofilo Marco, che viene da Rieti, trova anche un altro grande problema in Prati. “Mancano gli impianti sportivi”, sospira. “Per organizzare la classica partitella a calcetto con gli amici, dobbiamo per forza andare fuori quartiere dato che qui non ci sono campetti”.

Nella chiacchierata irrompe Chiara. La sua Nereto, un grazioso borgo in provincia di Teramo, conta poco più di cinquemila abitanti, contro i sessantamila di Prati. Com’è il quartiere visto con i suoi occhi? Troppo facile parlare dell’immondizia. “Quello – dice, facendo l’occhiolino – è un problema che riguarda tutta Roma. Pensate che, quando vado a buttare la spazzatura, non trovo mai spazio nei cassonetti e sono costretta a girare per il quartiere in cerca di un cassonetto libero”.

Chiara, Giuseppe e Marco, però, non vedono tutto nero. Anzi. Per tutti i tre, Prati ha una grande qualità. “Abbiamo tutto a portata di mano: bar, negozi e farmacie”. Lo dicono in coro. “Qua, diversi supermercati sono aperti 24 ore su 24”. Per degli studenti fuori sede, abituati a una vita di paese, questa è una comodità non indifferente. Che offre Prati, cuore della Capitale.

Questo è un quartiere dove c’è tutto. “Sì, c’è tutto. Ma i prezzi non sono per  tutti“. Chiara esplode in una fragorosa risata. Che però una soluzione ce l’ha: “Pub e ristoranti potrebbero anche fare qualche convenzione per noi universitari. In fondo, nel quartiere vivono diversi studenti. O no?”. Chissà che adesso qualche esercente non ci faccia un pensiero.

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