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Ecco perché via Ottaviano è il red carpet verso San Pietro

di Alessio Ramaccioni

“Una sorta di red carpet che accompagna il visitatore dalla metropolitana a piazza Risorgimento, e alla fine a piazza San Pietro». La bella immagine è di Claudio, prataiolo doc: sessant’anni, nato e cresciuto qui, ne ha visti i cambiamenti e la metamorfosi. «Via Ottaviano è uno dei luoghi che più sono cambiati di più. Non tanto esteticamente, quanto dal punto di vista di chi ci passa e chi ci lavora».

Un cambiamento che ha coinciso con la trasformazione del turismo. È sempre Claudio – che gestisce due bed&breakfast nei dintorni – a raccontarcelo: «Un turismo più di quantità che di qualità. Meno attento, un po’ consumistico, diciamo». La natura di molti negozi della strada ha seguito questo trend: sparite botteghe e negozi storici, sono arrivate le catene di abbigliamento, i ristoranti “per turisti”.

Il cambiamento è partito da lontano: «La rivoluzione vera fu la pedonalizzazione della strada, che fu decisa per il Giubileo. Fu allora che via Ottaviano divenne una strada un po’ speciale» ci spiega Vittoria, che abita esattamente all’incrocio con viale Giulio Cesare. «L’idea credo fosse quella di creare un collegamento diretto, intuitivo, comodo tra la fermata della metro e San Pietro. È rimasta questa strada senza traffico, pedonalizzata, che è diventata una delle vie più commerciali del quartiere». Una strada che è anche sicura, in media molto di più rispetto alle altre nel quartiere: «La vicinanza con il Vaticano, sopratutto dopo le emergenze-terrorismo, offre questo vantaggio» dice Sirio, commerciante. «Polizia e carabinieri passano spesso».

Una strada breve, viva. Tantissimi stranieri, tanti italiani. Se piazza Risorgimento è l’anticamera del Vaticano, via Ottaviano è una delle porte. Cosa non va in questa strada? «Dico tre cose», risponde Vittoria: «È circondata dalle bancarelle, assediata dai salta-fila per i Musei Vaticani, e spesso è sporca».

 

Carta d’identità
Piazza fiume
La strada: via Ottaviano nasce tra la fine dell’800 ed i primi anni del ’900: sono quelli gli anni in cui prende forma il quartiere Prati.
Le case: le prime case della strada sorgono quasi in contemporanea con la realizzazione di via Cola di Rienzo. Verrà completata qualche anno dopo, insieme alle vie Barletta, Leone IV, Candia, Ostia e Famagosta.
La pedonalizzazione: è stata decisa in occasione del Giubileo dell’anno 2000
Gli anni di piombo: la strada ebbe un ruolo e una visibilità durante gli “anni di piombo”: davanti al civico 9, sede storica del Msi, fu ucciso il giovane militante di destra Mikis Mantakas.

Il tassista
“Una strada di passaggio oltre che di shopping”

“Noi tassisti siamo un po’ le sentinelle dei territori. Li attraversiamo tutti i giorni più volte, e alla fine, pure se parliamo della immensa città di Roma, impariamo a conoscere i particolari di ogni luogo». Marcello ha cinquant’anni: gli ultimi 25 li ha passati dietro il volante di un taxi. Via Ottaviano la conosce, forse un po’ meglio di tante altre strade e piazze di Roma. Perché ci abita. «Non proprio a via Ottaviano, ma pochi metri distante».

Per ovvi motivi, la sosta per taxi che parte all’incrocio tra via Ottaviano e piazza Risorgimento è una di quelle che lui preferisce. «Mi ci fermo spesso, naturalmente. Tante persone che carico lì arrivano proprio da via Ottaviano, che è una via prettamente di passaggio». Shopping? «Sì, ma non solo. Anche perchè la principale via del commercio in Prati è Cola di Rienzo. In realtà è la disposizione geografica di via Ottaviano a renderla strada di transito». Il riferimento è chiaro: la strada è di fatto un ponte tra la stazione della metro e San Pietro. Un corridoio di passaggio che viene attraversato quotidianamente da migliaia di persone.

Marcello
Marcello è tassista da 25 anni. Conosce angoli e strade di Roma come pochi. Via Ottaviano la vive da una vita, e non solo per lavoro: abita a pochi metri

Il pasticciere
“Il turismo mordi e fuggi l’ha molto cambiata”

Il flusso incessante di viaggiatori che, dalla fermata della metro si riversa in piazza Risorgimento (e viceversa) è fotografato quotidianamente da Roberto Parenti (50 anni), romano ma di origini toscane, titolare della pasticceria al civico 33. «Mia madre veniva qui a bottega dal vecchio proprietario, nel 1954 l’abbiamo comprata e da allora è diventata un affare di famiglia». Come per molte attività storiche della strada, il Bar Pasticceria Parenti negli ultimi anni ha ricevuto offerte di acquisto: «Sì, da parte di capitali sia italiani, sia stranieri. Ma ho tutta l’intenzione di continuare la tradizione».

Il pasticciere

Il laboratorio sforna continuamente pastarelle, maritozzi, cannoli e leccornie varie, stridendo con la varietà offerta dai vicini: «Negli anni sono cambiati i turisti e il tipo di turismo», spiega Parenti, «e gran parte della via si è adeguata. I negozi sono diventati tipici mordi e fuggi e anche i menu si sono fatti turistici. Basti pensare che, da via Ottaviano, passano anche i crocieristi che ormeggiano per poche ore a Civitavecchia e, in quel tempo ristretto, cercano di vedere il più possibile della Capitale».

Roberto Parenti
Roberto Parenti gestisce il bar pasticceria al civico 33, una istituzione nella strada: «I miei genitori rilevarono l’attività, oggi è un affare di famiglia»

L’orologiaio storico
“Ci offrono tanti soldi ma il negozio non lo vendiamo”

Il segno del tempo che scorre in via Ottaviano è ben compreso dai fratelli Ciotti, titolari dell’omonima oreficeria-orologeria al civico 94. Un tic tac lungo quasi un secolo, testimoniato l’altro ieri da nonno Luigi, ieri dal padre Fernando e oggi da Paolo (58 anni) e Stefano (52). Era il 1929 quando il negozio è stato aperto, 90 anni fa: «E la nostra tradizione continuerà» – promettono in coro – «non intendiamo cedere l’attività nonostante le offerte ricevute». La richiesta di acquisto è una caratteristica dei negozi storici di questa strada: il cambiamento porta con sé il cambio del flusso di denari. «Sono venuti anche i cinesi; offrivano tanti soldi ma abbiamo detto di no».

L’orologiaio

Una tentazione a cui però non tutti i nomi storici della via hanno resistito, così sempre più spesso le insegne hanno una lingua diversa o incidono i marchi di multinazionali: «Gli affitti sono alti, è comprensibile» chiosa un po’ amareggiato Paolo Ciotti. E la sicurezza? Un negozio che vende oggetti pregiati ne avrà bisogno… «Abbiamo subìto vari tentativi di furto. Ultimamente no, anche perchè una cosa che non manca, qui, è la presenza delle forze dell’ordine. La vicinanza con il Vaticano è una garanzia».

Fratelli Ciotti
Paolo e Stefano Ciotti sono eredi di una lunga tradizione di gioiellieri ed orologiai. «Fu mio nonno ad aprire il negozio. Era il 1929. Poi toccò a nostro padre, ora tocca a noi»

Il parroco
“Una zona di grande bellezza e c’è anche tanta povertà”
Santa Maria del Rosario in Prati è la chiesa di via Ottaviano, a pochi metri di distanza. Don Graziano Lezziero è il parroco da 14 anni. «Questa – dice – è anche una zona di povertà, non solo di bellezza. Via Ottaviano, come tutta l’area intorno, è una strada di passaggio e di riferimento. I poveri che vivono sotto al colonnato di San Pietro, quelli che vivono nel quartiere, chi arriva da altre zone». Il riferimento è al servizio di mensa della parrocchia: ogni martedì, circa quaranta bisognosi vengono accolti da don Graziano e dalle volontarie vincenziane. I

l parroco racconta subito una delle caratteristiche dell’area: «Nella mia “parrocchia” ho circa 420 studi professionali e altrettanti B&B. La gente non vive più in queste strade: costa troppo. È il cambiamento che maggiormente ho notato in questi anni. Come ho notato la perdita di decoro urbano: la via è spesso sporca». D’altronde è una delle vie più “calpestate” del quartiere: «Sì, questo condurre il fedele, il turista verso San Pietro è una caratteritica della strada. L’avrebbero pedonalizzata apposta». Perché il condizionale? «Perché ci passa chi gli pare, in realtà».

Don Graziano Lezziero
Don Graziano Lezziero è parroco di Santa Maria del Rosario da quattordici anni.  È di origine veneta. «Mi trovo bene ovunque, se posso aiutare chi sta peggio».

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