Prati | La Storia

18 luglio 64 d.C.: quando Roma bruciò e Prati accolse gli sfollati

di Sergio Campofiorito

Nell’immaginario collettivo esistono menzogne storiche ormai radicate nella memoria. L’arte, in tutte le sue declinazioni, ha contribuito a tramandarle fino a diventare quasi la verità ufficiale. Gli spartani che difesero il passo delle Termopoli erano molto più di “300”; in testa a Newton non cadde alcuna mela e… Nerone non strimpellò la lira durante l’incendio di Roma. Anzi, si comportò da grande statista salvando migliaia di vite.

Nella notte tra il 18 e 19 luglio le tenebre si accendono improvvisamente, la città si riempie di grida, lamenti e preghiere: Roma è la fiaccola del mondo. Quando, nove giorni dopo, resterà soltanto la cenere si contano migliaia di morti e almeno 200mila sfollati.

Come racconta Tacito negli Annales, l’imperatore apre Campo Marzio per accogliere chi ha perso la casa, procura generi di prima necessità, riduce il prezzo del grano e apre le porte dei propri fastosi giardini dove costruisce ripari di fortuna. Una gran folla approda così sulla sponda del lungotevere che oggi corre lungo Prati, trovando salvezza e ristoro.

Era il 64 d.C. e ancora non esistevano le fake news.

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