Prati | La Storia

10 ottobre 1978: le Br uccidono il giudice Tartaglione

di Sergio Campofiorito

Trentacinque anni dopo l’uccisione di Rosa Guarnieri Calò Carducci per mano (e mitra) dei nazisti, un altro fatto di sangue sconvolge il palazzone di viale delle Milizie 76. Questa volta le mura dello stabile si macchiano del sangue di Girolamo Tartaglione, magistrato italiano ucciso dalle brigate rosse. Tartaglione aveva lavorato alla riforma dell’ordinamento giudiziario con l’elaborazione di un nuovo disegno di legge finalizzato alla depenalizzazione di alcuni reati e a proporre misure alternative alla carcerazione.

Durante il sequestro Moro, inoltre, si era opposto alla concessione della grazia alla brigatista Paola Besuchio, proposta come obolo di scambio per la possibile liberazione del presidente democristiano. I terroristi rossi firmarono così la sua condanna a morte, era il 10 ottobre 1978, sono passati esattamente 41 anni.

 Due uomini, di cui uno vestito con sahariana e basco (come testimoniato dalla portinaia), stanno nel cono d’ombra dell’ascensore, vicino alla rampa di scale numero tre. Tartaglione fa in tempo a salire qualche gradino, poi si volta perché sente qualcuno chiamarlo per nome. Il rumore di due spari saranno gli ultimi che udirà in vita.

La rivendicazione dell’omicidio arriva alla sede romana del Corriere della Sera, la firma è quella delle Br. Nel gruppo che ha partecipato all’agguato, come si appurerà anni dopo, figurano Alessio Casimirri, Adriana Faranda, Massimo Cianfanelli, Rita Algranati e l’uomo col basco, Alvaro Lojacono. 

Algranati, Lojacono e Casimirri erano coinvolti anche nel sequestro Moro del marzo prima, ma questa è un’altra Storia.

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