Prati | La Storia

10 novembre 1911: il barone Blanc rinviene a Prati un’arma preistorica

di Sergio Campofiorito

Il 10 novembre 1911, il barone Gian Alberto Blanc (nato a New York da padre savoiardo), fa nel nostro quartiere una scoperta eccezionale. Blanc era un appassionato di scienza, soprattutto di fisica. I suoi impulsi nel campo della radioattività sono così importanti che la stessa Marie Curie lo accoglie come esperto a Parigi.

Al suo ritorno in Italia, entra in contatto con la preistoria di Prati. Nelle vicinanze di Ponte Milvio, nell’allora campagna romana, si apriva la cava Milanetti, una delle tante miniere a cielo aperto, un luogo perfetto per le passeggiate esplorative di Blanc. Tra la ghiaia scova un oggetto che, ripulito dalla polvere,  si rivelerà un’amigdala, uno dei primi strumenti usati dagli uomini delle caverne per cacciare, difendersi e uccidere.

Una successiva datazione, colloca l’amigdala nel Paleolitico Inferiore, circa 400 mila anni fa. L’arma non appartiene però a questi luoghi. Nei pressi di Ponte Milvio non c’è un insediamento umano così antico, i resti vengono quindi da lontano, con ogni probabilità dall’Umbria o forse dalla Toscana, dove si scoprono reperti simili. La selce appare logorata e smussata, deve essere stata trascinata per chilometri dal Tevere, sballottata e levigata dalle correnti fluviali.

Fino ad arenarsi 108 anni fa tra le mani del barone Gian Alberto Blanc, studioso del futuro che trovò un pezzo di preistoria. 

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