18 Dicembre 2020 - 10:10 . Prati . Personaggi

Vito Zagarrio: “Io, regista e prof, ecco come vivo ogni giorno la mia Prati”

Vito Zagarrio
Vito Zagarrio

“Un periodo strano, che vivo in maniera ansiosa, come tutti, perché ancora non si vede la fine di questa pandemia”. Vito Zagarrio, regista e professore di cinema all’università di Roma Tre, racconta così il momento che sta vivendo. Lui che a Prati vive e che il quartiere lo ama, anche in questi momenti: “Ho vissuto il primo lockdown benissimo – racconta -. Ho una casa a via Duilio, angolo piazza dei Quiriti e vivere da qui i tramonti e le serate è stato davvero emozionante. E ne ho approfittato, perché ho scritto sceneggiature e libri”.

Certo è però che ora la situazione, rispetto al marzo scorso, è diversa, ma non troppo: “Questo lockdown parziale ha penalizzato chi si occupa di spettacolo – ricorda Zagarrio -. Le troupe fanno tamponi continui, i teatri sono chiusi, così come i cinema. Il settore è in sofferenza. Per me che sono abituato ad andare spesso all’Adriano o all’Eden per gustarmi qualche film il colpo è stato forte. Le abitudini sono cambiate molto. Ormai ci vediamo i film sul divano ma manca l’atmosfera dei nostri cinema”.

A destra Vito Zagarrio, docente all’università Roma Tre

Zagarrio però è anche nel cda del teatro Palladium a Garbatella: “Anche quello è chiuso e tante manifestazioni sono saltate. A maggio scorso dovevamo fare il Roma Tre Film Festival e speriamo di farlo a marzo. Ora sembra davvero tutto molto complicato”. Insomma un settore quello dello spettacolo praticamente fermo. Eppure sarebbe importante trovare un modo per permettere a queste attività di andare avanti. Perché ora, più che mai, lo svago, l’evadere con la mente sembra essere di vitale importanza: “I cinema e i teatri avrebbero potuto rimanere aperti con specifiche norme di sicurezza, ossia con il distanziamento. Invece vediamo ogni giorno bus e metro stracolmi, senza che si intervenga. Per me è una cosa ingiusta”.

E poi c’è il problema dell’insegnamento, come sottolinea Zagarrio: “Fare attività a distanza è complicato. Diciamo che ci sono pregi e difetti. Il difetto è che manca quel contatto umano che può fare la differenza quando insegni, c’è un altro tipo di reazione. Io poi faccio spesso i laboratori di regia, adesso è praticamente impossibile. Ma ho scoperto che per piccoli gruppi funziona. Se hai una decina di persone, riesci a conoscere le persone, ne memorizzi il volto, cosa che in una grande aula è molto difficile. Dopo il primo giorno, ci si conosce abbastanza bene, e i ragazzi sembrano essere anche meno timidi di fronte a un computer. E ne giova la lezione”.

Zagarrio ora vive molto di più il quartiere, che in questi mesi ha visto cambiare: “Le strade, tranne nei weekend, sono deserte. Molte attività chiudono. Siamo abituati a una Prati viva, a via Cola di Rienzo, a via Giulio Cesare. Secondo me sono cambiate tante abitudini, ci vorrà del tempo per tornare alla normalità”. Ma cerca di essere ottimista: “Questa pandemia ci ha fatto capire che non dobbiamo dare per scontate le cose. Può essere retorica, ma è così. Dobbiamo apprezzare le piccole cose, la semplice conversazione fugace con un conoscente, la passeggiata con gli amici. Sono gesti banali ma fondamentali, che vanno apprezzati di nuovo, in maniera piena. Il Covid ci ha fatto riflettere, sulla vita e sulla sua fragilità. Quindi godiamoci tutto, a partire dalle nostre strade di quartiere. Magari si può tornare a vivere in maniera diversa il proprio quartiere. Dal mio terrazzino durante il lockdown ho ammirato il Pincio e San Pietro molto spesso. Era una boccata di bellezza, di positività, ogni giorno. E spero che sia sempre così”.

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