21 Gennaio 2022 - 7:30 . Prati . Cronaca

Nuove pietre d’inciampo a Prati. La figlia di un deportato (poi liberato): “Aveva già fatto la marcia della morte”

Le cugine Camerino con le pietre d'inciampo dedicate a Luciano ed Enzo
Le cugine Camerino con le pietre d'inciampo dedicate a Luciano ed Enzo

“I nazisti si sono presentati alle 5 del mattino per portarli via, hanno dato loro un biglietto che spiegava che avevano venti minuti di tempo per raccogliere le loro cose. Era il 16 ottobre 1943, papà e suo fratello, mio zio, sono tornati in Italia nel luglio del 1945. Avevano già fatto la marcia della morte (con questo termine ci si riferisce ai movimenti forzati di decine di migliaia di prigionieri, principalmente ebrei, dai campi di concentramento situati  in Polonia, verso altri lager all’interno della Germania, in seguito all’avanzata dei russi, ndr)”.

Le pietre d’inciampo dedicate a Luciano ed Enzo Camerino

Julia Camerino, residente in Canada, è tornata a Roma per omaggiare la memoria di suo padre, Enzo, e di suo zio, Luciano, vittime del rastrellamento degli ebrei da parte dei nazisti. Con lei c’erano le cugine Giulia, Fiorella e Marina, figlie di Luciano.

Nel pomeriggio del 20 gennaio, tre nuove pietre d’inciampo sono state installate nel nostro quartiere (18 in tutta Roma). I cerimoniali di Prati si sono svolti in via Cola di Rienzo, davanti al civico 173, da dove in quella notte di tenebra fu deportato Angelo Milano, e in viale delle Milizie 11, dove viveva la famiglia Camerino.

Luciano ed Enzo sono sopravvissuti alla Shoah. Il primo è morto, colto da un ictus, a Firenze a soli 40 anni, nel novembre 1966. Era uno degli angeli del fango che aiutarono il capoluogo toscano a risollevarsi dalla storica alluvione. Il secondo si è spento a Montreal, nel dicembre 2014.

Pietra d’inciampo in via Cola di Rienzo 173, dedicata ad Angelo Milano

Angelo Milano viveva in via Cola di Rienzo dove era nato nel 1870. Sopravvisse appena una settimana al rastrellamento, morì ad Auschwitz il 23 ottobre 1943.

I sampietrini, cubi che misurano 10 x 10 centimetri, sono un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig che risale al 1993, le sue pietre, ricoperte con una piastra in ottone, vengono affogate nell’asfalto davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni naziste, e recano il nome del deportato, l’età, la data della deportazione e, quando nota, la data della morte o l’eventuale liberazione.

I primi “Stolperstein” sono stati installati a Colonia nel 1995, da allora, in Europa, se ne contano circa 50mila. Il progetto, per Roma, è curato da Adachiara Zevi.