17 Dicembre 2020 - 11:58 . Prati . Cronaca

La storia di Antonio, da cameriere ai Parioli a clochard sul Tevere

Accampamenti
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Antonio, prima dell’emergenza dovuta alla pandemia del Covid, aveva una vita normale. Abitava in una camera a Torre Maura e faceva il cameriere in un ristorante ai Parioli. Poi, appunto, è arrivato il lockdown e il locale dove lavorava, in nero, ha chiuso per colpa della crisi.

A 38 anni Antonio si è ritrovato disoccupato e in breve tempo ha dovuto lasciare la sua abitazione in affitto.

Queste circostanze drammatiche lo hanno portato nella condizione di vivere per mesi in una tenda sulla riva del Tevere, all’altezza di Castel Sant’Angelo, tirando avanti solamente grazie alla Caritas e all’elemosina, in una condizione di grave disagio.

Grazie a un servizio del Tg2 del giornalista Lino Lombardi, ripreso da questo articolo del Corriere della Sera, la sua storia ha raggiunto moltissime persone, tra cui anche alcuni amici di Antonio, che non sapevano nulla della sua attuale condizione e che si sono mossi per aiutarlo.

Grazie al loro intervento, Antonio da due giorni è tornato a dormire su un letto, come non gli capitava da molto tempo, in un B&B nella zona della stazione Termini, anche perché, con il maltempo che si sta abbattendo su Roma, gli accessi al Tevere sono chiusi e nessuno può mettere la tenda sulle banchine.

Nonostante non viva più all’addiaccio ai bordi del fiume, quella di Antonio rimane una situazione di estrema precarietà, anche perché, come scritto proprio da Lombardi sulla sua pagina Facebook: “Il fatto di essere stato riconosciuto in tivù lo ha gettato in uno stato di profonda umiliazione, imbarazzo, vergogna, per una questione di orgoglio non aveva detto a nessuno di aver perso casa e lavoro”.

Proprio per questo il giornalista ha lanciato un appello per trovare un lavoro ad Antonio “come macellaio, cameriere, autista, come rider, facchino”. Un modo per ridare a un uomo la dignità che la crisi e il lavoro nero gli hanno levato.