22 Febbraio 2020 - 14:00 . Prati . Cronaca

Il quartiere piange i morti sulle strade. Ecco le loro storie

Il luogo dove sono morti gli chef Narducci e Puleio
Il luogo dove sono morti gli chef Narducci e Puleio

Si chiamava Enrico Cavaglià l’uomo deceduto nel pomeriggio di venerdì 21 sul lungotevere Michelangelo. Mentre era in sella al suo scooter si è scontrato, per cause ancora al vaglio degli investigatori, con un veicolo all’altezza del civico 7.

I sanitari del 118 accorsi sul posto hanno potuto soltanto constatarne il decesso. Cavaglià era un antiquario molto conosciuto a Prati, aveva l’attività in via Fulcieri Paulucci de Calboli 28. 

Enrico Cavaglià

Tanti, troppi i punti pericolosi del nostro quartiere dove quotidianamente accadono incidenti, talvolta anche mortali. Il 30 agosto 2019, in viale dello Stadio Olimpico, muore il 55enne Enrico Pati. Pati ha perso il controllo del suo maxi scooter e si è scontrato contro un palo della luce a bordo strada. Era residente nel quartiere Talenti e lavorava come responsabile amministrativo di una casa di produzione cinematografica.

Transitando per il lungotevere Della Vittoria è impossibile non notare il santuario dedicato agli chef Alessandro Narducci e Giulia Puleio, morti nella prima sera d’estate del 2018, travolti da un auto mentre erano in sella a uno scooter. La loro morte ha scatenato un’ondata di commozione nel quartiere e costretto le istituzioni a studiare modifiche in quel tratto di strada.

Il luogo dove sono morti gli chef Narducci e Puleio

Un altro piccolo monumento al lutto è installato in piazzale Maresciallo Giardino, una bicicletta bianca in ricordo di un giovane ciclista canadese di appena 22 anni, si chiamava Jonathan Campbell Bennet. Sbalzato dalla sella in seguito all’urto contro un veicolo in transito, è stato investito da una seconda auto che non gli ha lasciato scampo.

Jonathan Campbell Bennett

La commozione non si affievolisce nonostante i decenni che ci separano dal luglio 1985. Esiste una piccola stele in viale Giulio Cesare, di fragile marmo spezzato e spoglia di petali. Un platano la veglia nelle vicinanze dell’incrocio con via Lepanto. Nell’eternità della pietra è inciso: “È qui che il buio ha fatto suoi i favolosi vent’anni di Daniela Nicolazzo e Milva Cazzavillan”. Daniela viveva nel torinese e Anna Milva a Vicenza. Nell’estate del 1985 si trovavano a Roma per le vacanze. Una sera, intorno alle 23.30, mentre percorrevano in motocicletta il viale in direzione di ponte Matteotti, si sono scontrate con un torpedone carico di turisti. Da allora, ogni 16 luglio, un’anima buona porge margheritine rosa alle piccola stele.

Foto de Il Messaggero