9 Agosto 2020 - 10:10 . Fuori Quartiere . Cronaca

Dal detective di Ostiense alla parrucchiera di Prati: un libro fa riaprire 6 casi irrisolti

Sei omicidi avvenuti a Roma tra il 1990 e il 2000 – sei casi senza soluzione – sono di nuovo al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica: perché oggetto di indagini dirette da parte della magistratura, per gli importanti indizi emersi grazie a un lungo lavoro di scavo oppure per la tenacia dei familiari, intenzionati a presentare istanza legale di riapertura delle indagini. Sono sei cold case dei tredici ripercorsi, investigati, dalla penna del Corriere della Sera, Fabrizio Peronaci, in “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti” (Typimedia Editore, In libreria e su Amazon).

1 – LA PARRUCCHIERA DI PRATI (1995)

A Prati c’è ancora chi se la ricorda. Si chiamava Giusi Nicoloso, era una parrucchiera abbastanza nota. Aveva due locali, uno in via dei Gracchi e l’altro in via Cola di Rienzo, la strada dove abitava. La donna – 70 anni all’epoca del fattaccio – fu ammazzata nella sua abitazione, l’11 febbraio 1995. Quindi, il giorno prima dell’omicidio a Ostiense del detective privato Duilio Saggia Civitelli. Due delitti in ventiquattrore. Roba da Bronx. Le fu sferrato un pugno violentissimo – le saltò la dentiera e dall’esofago furono estratte due capsule dentarie – e Giusi fu poi soffocata con un sacchetto di plastica. La potenza del colpo portò gli investigatori sulla traccia di un uomo. Emerse immediatamente il movente economico: Giusi prestava tanti soldi. A strozzo? Stando alle testimonianze raccolte dai cronisti, pare di no. I parenti si affrettarono a chiarire: lo faceva per bontà. Sulla scena del delitto furono ritrovati una serie di documenti bancari. E stranamente, dalla borsetta, non furono portati via un diamante e due orologi d’oro. Come ricostruirà Peronaci nel libro, attraverso un super testimone spuntato fuori nel 2019, Giusi Nicoloso fu uccisa da qualcuno che lei conosceva bene. E fu uccisa per denaro.

Giusy Nicoloso, proprietaria di due negozi di parrucchiera a via dei Gracchi e a via Cola di Rienzo

2 – IL DETECTIVE MISTERIOSO (1995)

Uomo dalle molteplici passioni, tra le quali una piuttosto curiosa per i trenini elettrici, il detective privato Duilio Saggia Civitelli viene freddato da un colpo di pistola sparato a bruciapelo il 12 febbraio 1995 sul binario 10 della stazione Ostiense. Aveva 52 anni. Venticinque anni dopo, emergono dei nuovi elementi che consentono di riaprire il caso: la testimonianza di un tassista in pensione, che aveva tracciato un identikit finito inspiegabilmente in un cassetto della polizia, e una via di fuga del killer mai presa in considerazione. Nella sua tragicità, è un caso talmente appassionante da essere il titolo del libro scritto da Peronaci per Typimedia.

3 – LA COMPAGNA STUDENTESSA (1994)

Tangentopoli, il passaggio alla Seconda Repubblica, lo scandalo dei fondi neri del Sisde: per l’Italia sono mesi delicati. È in questo particolare scenario storico che scompare Alessia Rosati, 21enne studentessa di Montesacro molto attiva negli ambienti dell’estrema sinistra. È il 23 luglio 1994. La Procura lavora oggi sulla pista del ricatto. I possibili torbidi intrecci tra servizi segreti deviati e militanza politica accomunano il caso di Alessia Rosati a quello di Emanuela Orlandi, la figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia sparita pure lei nel nulla il 22 giugno 1983.

4 – L’AMORE TOSSICO (1992)

Due giovani sposi – hanno 21 anni – vengono uccisi a distanza di ventuno giorni uno dall’altra, a cavallo tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992. Sono Ivano Iannucci e Cinzia Cannella. Entrambi i delitti vengono consumati a Vigne Nuove. In comune non hanno solo le modalità dell’omicidio – vengono uccisi a pugnalate: lui il 12 dicembre, lei nella notte tra il 2 e il 3 gennaio – ma anche una vita difficile. Nonostante la giovane età, sia Ivano che Cinzia hanno un passato burrascoso. Hanno conosciuto il carcere. E Cinzia è un’eroinomane. È su di lei che si concentrano i sospetti degli investigatori, subito dopo l’assassinio di Ivano. Quando il cadavere di lei viene ritrovato, agli inquirenti sfugge un particolare dei pantaloni che porta gli inquirenti a concentrarsi – ora – sull’ipotesi della violenza sessuale.

Paolo Adinolfi, magistrato del Tribunale fallimentare

5 – UN GIUDICE TROPPO ONESTO (1994)

La sparizione di Paolo Adinolfi, magistrato del Tribunale fallimentare che a Roma viveva in zona Camilluccia, è uno dei casi più complessi ripercorsi da Peronaci in “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti”. Uomo estremamente pio e legato alla famiglia, il giudice Adinolfi scompare il 2 luglio 1994. Gli inquirenti seguono più piste. La più accreditata è l’allontanamento volontario. Ma è un’ipotesi, questa, alla quale i familiari non hanno mai creduto. Giudice estremamente rigoroso, nel giugno del 1992 Adinolfi aveva decretato il fallimento della Fiscom, entrando successivamente in contatto con un’altra azienda, la Ambra Assicurazioni, il cui fallimento era stato invece opera del pm milanese Carlo Nocerino. Poco prima della scomparsa, Adinolfi rivelò al collega di avere “delle informazioni molto utili da dargli”. Si sarebbero dovuti incontrare. Non accadrà mai. Al vaglio degli investigatori ci sarebbero ora delle nuove testimonianze. Da anni, Lorenzo Adinolfi – il figlio avvocato, sedicenne all’epoca della sparizione – chiede di poter sapere dove è sepolto il padre. Per portargli un fiore.

Francesco Anniballi, attore caratterista che lavorò anche con il grande Vittorio Gassman

6 – LO STUNTMAN SCHIAFFEGGIATO DA GASSMAN (1992)

È il 27 gennaio 1992 quando Francesco Anniballi, in arte “Francescone”, viene ucciso davanti all’androne del palazzo dove viveva, nel quartiere Alessandrino. Stuntman, attore caratterista, Francescone aveva lavorato con Nino Manfredi, Dino Risi e Vittorio Gassman. Memorabile è lo schiaffo che riceve ne “I nuovi mostri” dal “Mattatore” del cinema italiano. La mattina del 27 gennaio, Francescone viene raggiunto da due colpi di pistola. Il primo lo ferisce alla gamba, il secondo è quello letale. L’attore-segretario riesce a emettere un ultimo urlo: “Grazie’, corri, m’hanno ammazzato”. La moglie Graziella corre a perdifiato per le scale e riesce così a dare l’ultimo saluto al marito agonizzante. L’assassino si dileguerà nel nulla. Stranamente, l’omicidio (insoluto) desterà poco interesse nei media. E forse anche negli inquirenti. Gli investigatori stanno adesso riesaminando i contatti di Francescone, nelle settimane che hanno preceduto l’assassinio. Da qualche tempo, l’attore lavorava infatti come segretario di produzione per una casa cinematografica. Francescone selezionava le comparse, attingendo anche dalla periferia romana. Non è escluso che possa avere scelto “male”.

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