18 Marzo 2021 - 11:29 . Prati . EXTRANEWS

Cinque domande che avreste sempre voluto fare a un investigatore privato che lavora nei nostri quartieri

Quello dell’investigatore privato, a differenza di come viene rappresentato dall’immaginario collettivo, che spesso si basa sulla figura di Sherlock Holmes o di altri personaggi della letteratura e del cinema noir, è un lavoro molto faticoso e stressante, fatto di attese estenuanti alternate a improvvisi momenti di azione.

Dimenticatevi gli inseguimenti in auto a tutta velocità o le sparatorie che si vedono nei film, perché la vita di un vero detective è fatta di ben altre situazioni.

Andrea B. ha 30 anni e dal 2014 lavora in una delle agenzie di investigazione più importanti di Roma Nord. Nella sua carriera ha svolto numerosi incarichi e ha risolto moltissimi casi, che vanno dall’infedeltà coniugale al controllo dei dipendenti per conto di aziende dei nostri quartieri.

Gli abbiamo posto le 5 domande che avreste sempre voluto fare a un investigatore privato.

1 – Il detective privato è una figura da romanzo giallo. Esiste ancora e di che cosa si occupa in genere?

Esiste eccome ed è un mestiere veramente difficile. L’investigatore privato è un professionista che raccoglie informazioni e prove per conto dei propri clienti, per seguire e risolvere casi di diverso tipo: questioni personali, finanziarie o legali. Per fare questo lavoro bisogna avere delle capacità particolari e delle motivazioni molto forti. Non ci sono orari, non ci sono turni prestabiliti e non ci si può distrarre un attimo, anche perché, se perdi la concentrazione nel momento sbagliato, non c’è modo di riparare all’errore. Metti che hai fatto un appostamento di 8 ore, ti sei distratto un attimo e proprio in quel secondo la persona che stavi aspettando è uscita: ecco, ti sei bruciato una giornata intera. Questo è abbastanza frustrante. D’altra parte, quando si riesce a risolvere un caso su cui si è stati per un mese, si prova una soddisfazione che pochi altri lavori danno. Poi bisogna vedere quanto si hanno i nervi saldi e quanto si riesce a reggere la pressione: è un lavoro fatto di lunghe attese che si tramutano rapidamente in azioni dove bisogna dare il massimo. Comunque, le caratteristiche più importanti sono: la motivazione, i nervi saldi e la pazienza.

2 – Come passa il tempo durante le ore di attesa negli appostamenti in strada o in macchina?

Questo è un aspetto fondamentale del nostro lavoro. Spesso ci si trova a dover affrontare degli appostamenti notturni, che a volte durano anche 15 ore. Soprattutto agli inizi, il tempo si passa a valutare tutto quello che può andare storto. Tieni presente che nel nostro lavoro non è importante cosa vedi, ma quello che filmi e che registri, per portarlo poi come prova davanti a un tribunale. Nell’attesa si pensa a come scattare le immagini migliori nel momento in cui la persona che stiamo aspettando uscirà di casa o entrerà in macchina. Oppure ti chiedi se la persona che stai pedinando prenderà un taxi, e in questo caso pensi a quale sia il modo migliore per seguirla e non perderla. Passata questa fase di riflessione, diventa importante capire quanto può durare l’appostamento per decidere quando bere e mangiare, necessità fondamentali per svolgere il lavoro al meglio. Ma è altrettanto importante, nel caso di appostamenti lunghi, trovare un modo per passare il tempo, sempre senza distrarsi. Non potendo vedere un film o guardare il telefono, ciò che si può fare è ascoltare. Io per esempio prima ascoltavo la radio, mentre adesso sono passato agli audiolibri.

3 – Come fa un investigatore privato a pedinare una persona senza che se ne accorga?

All’inizio di ogni caso, si fa un’analisi della persona che bisogna controllare. Ci sono obiettivi particolarmente attenti per il lavoro che fanno, altri che hanno delle guardie del corpo o degli autisti, e persino alcuni che hanno delle altre agenzie che controllano che non ci sia nessuno che li segua. Sicuramente l’abbigliamento è fondamentale: serve vestirsi in modo adatto al contesto ambientale in cui si va a operare, in modo tale da riuscire sempre a passare inosservato. Capita che ci si trovi addirittura a parlare con la persona che si sta seguendo per ottenere informazioni, e lì diventa importante riuscire ad apparire come un tipo qualunque: dopo una settimana l’obiettivo si deve essere completamente dimenticato di te.

4 – I casi di infedeltà coniugale sono tra quelli più ricorrenti nel lavoro di un detective. Quali sono stati i più particolari che le è capitato di seguire?

I casi di infedeltà coniugale possono essere al contempo molto interessanti e divertenti, ma solamente se si guardano con un certo distacco, perché altrimenti diventano tristi. Ogni singolo aspetto di un caso di tradimento può sembrare incredibile: ti capita di osservare queste persone, di ogni rango o ceto sociale, che iniziano a comportarsi in modi assurdi, a dare completamente di matto. Sono nettamente i casi più difficili da prevedere e da risolvere. Si vedono donne con due figli che raccontano al marito che vanno a dormire dalla madre due volte a settimana, dando per scontato che lui non si insospettisca. Allo stesso tempo ci sono uomini che si invaghiscono follemente di altre donne trascurando totalmente le loro famiglie. Una volta mi è capitato un signore che si era innamorato di una donna che poi scoprì non essere assolutamente la persona che credeva, addirittura gli aveva detto di chiamarsi in un altro modo rispetto al suo vero nome. Ho visto persone guidare per quattro ore per incontrarsi in posti completamente sperduti o raccontare bugie senza alcun senso. Nella mia carriera ne ho viste e fatte di tutti i colori. C’è stata una volta in cui per seguire una donna mi sono dovuto iscrivere a un corso di tango per vedere se si frequentasse con uno degli altri membri. Ho ballato per oltre un mese senza riuscire a scoprirla.

5 – Le è mai capitato di prendersi una cotta per una delle donne che ha seguito o per una sua cliente?

Succede di dover seguire donne attraenti, che sicuramente possono suscitare un certo interesse. Devo dire però che è difficile venire troppo coinvolti emotivamente, perché spesso quando capita di dover controllare una donna lo si fa perché c’è qualcuno di pericoloso che la segue e tu stai facendo un contro pedinamento per tutelarla. La maggior parte delle volte mi capita di dover seguire donne più adulte di me, con vite e situazioni personali diverse dalla mia. Mi è invece successo un paio di volte, nel corso di indagini sotto copertura, di conoscere persone esterne all’indagine che si trovavano in quel momento a contatto con me per motivi di lavoro. In quei casi, nonostante quella ragazza ti piaccia o ti interessi, puoi fare ben poco, perché nel momento in cui esci dalla copertura sei un’altra persona rispetto a quella che ha conosciuto. In questo caso è un po’ una fregatura. Cinque anni fa, durante un caso, verso l’orario di cena mi trovavo perennemente in appostamento sotto casa dell’obiettivo. C’era una ragazza che portava giù il cane e mi guardava. Una sera mi chiese se avessi l’accendino e da lì iniziammo a chiacchierare. Il problema fu che da quella sera in poi mi dovetti trovare sempre una scusa diversa per giustificare la mia presenza in quel posto. Quando il caso finì, ho pensato più volte di tornare sotto casa sua per invitarla finalmente a uscire con me, ma chissà perché, non l’ho mai fatto.