14 Dicembre 2020 - 12:42 . Prati . Personaggi

Andrea Jemolo: “Emergenza Covid uno choc ma ecco a cosa non rinuncio a Prati”

Andrea Jemolo, ritrattista dell'architettura storica, moderna e contemporanea
Andrea Jemolo, ritrattista dell'architettura storica, moderna e contemporanea

Ha passato una vita a raccontare con le fotografie le architetture di tutto il mondo, ma l’emergenza Covid-19 ha trattenuto nella sua Prati anche chi è abituato a stare sempre via per lavoro come Andrea Jemolo.

Ho vissuto molto male il lockdown, perché sono abituato per la mia professione a girare l’Italia e il mondo – racconta il fotografo -. Fino all’8 marzo ho avuto due-tre anni intensissimi, dove sono andato a New York, Parigi, Londra, quindi ritrovarmi all’improvviso ‘recluso’ è stato uno choc. Alla fine ne ho approfittato come tanti per riprendere alcune cose, come sistemare l’archivio delle mie foto. Adesso ho ricominciato con alcuni lavori ma sempre in città, perché è impossibile andare fuori”.

Con un’emergenza di questa portata è cambiato anche il suo modo di vivere il quartiere, anche ora che non c’è più il lokdown ma le restrizioni sono comunque molte: “Ho un cane e per fortuna qui nel quartiere ci sono alcuni posti dove portarlo a passeggiare, spesso vado a villa Mazzanti e poi fino a Monte Mario. Per il resto le abitudini sono cambiate radicalmente. Ad esempio il caffè al bar non lo prendo più, ma me lo faccio direttamente a casa. Però non rinuncio ad andare a mangiare un piatto di pasta a “Il Bar Sotto Il mare” accanto al mercato Trionfale. È sempre stata una tappa fissa per me”.

Uno scatto dell’Auditorium di Andrea Jemolo

Jemolo che tra l’altro ha avuto il privilegio di girare in una Roma deserta per una mostra speciale: “Ho avuto un incarico dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (Mibact, ndr) di fotografare la città nel periodo del lockdown – racconta il fotografo, tra i protagonisti del volume Typimedia “Prati in 100 personaggi (+1)” -. Per una settimana ho potuto girare per tutta la città con i permessi. La mostra doveva essere inaugurata a novembre, ‘Roma in attesa’, ma credo che sarà proposta nel 2021 a palazzo Barberini. Tredici fotografi hanno scattato foto durante la quarantena in varie città e per Roma sono stato scelto io. Io faccio una fotografia molto progettata e ho lavorato su Villa Borghese, gli spazi urbani e le icone della città. Mi porto dietro questa sensazione di un contrasto estremo tra la bellezza straordinaria di questa città vuota e il senso di angoscia profondissimo“.

E per il 2021 fa un augurio semplice, che è quello di tutti: “Speriamo che arrivi al più presto questo vaccino, ormai siamo connessi con tutto il mondo e deve andare bene dappertutto. Solo questo può farci tornare più sereni e ricominciare a vivere una vita normale. Per tornare a vivere i nostri spazi, dal quartiere al mondo, a rivedere gli amici e gli affetti”.

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