5 Giugno 2019 - 19:32 . Prati . Cronaca

Commento. L’emergenza senza risposte che fa felici i topi

di Daniele Galli

I ristoratori di Prati si “lamentano”. Eufemismo. L’ultimo in ordine di tempo è stato Lorenzo Vanni, titolare di un punto di ritrovo storico del quartiere. «Siamo costretti a mettere dei dipendenti davanti all’ingresso del locale – ha denunciato a RomaH24 – per impedire ai topi di entrare». Ha inviato due raccomandate a Roma Capitale, ha sollecitato un intervento di derattizzazione. E siccome nessuno gli rispondeva, ha diffidato tutti: I Municipio – e quindi indirettamente il Campidoglio – e Ama.  I residenti di Prati sono andati oltre. In novanta hanno intrapreso un’azione collettiva per ottenere il rimborso della tassa sui rifiuti, sostenendo di pagare troppo per un servizio non in linea con gli standard del contratto di servizio.

Ora, se un locale simbolo di Prati chiede di risolvere il problema delle pantegane che pasteggiano indisturbate sui cumuli di immondizia ai bordi delle strade, e se novanta cittadini portano avanti da mesi una battaglia legale, forse vale la pena fare qualche riflessione.

Roma è forse l’unica capitale al mondo senza impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti, dove l’azienda che dei rifiuti deve occuparsi è senza un bilancio – quello del 2017 deve ancora essere approvato – e senza un consiglio di amministrazione, dopo il siluramento a febbraio di Lorenzo Bagnacani. Ma c’è di più. Anzi, c’è di peggio. Roma è una capitale senza un assessore all’Ambiente. Pinuccia Montanari si è dimessa l’8 febbraio e ancora non è stata sostituita. Normale amministrazione per una città che tiene chiuse per mesi le fermate metro del centro storico. Roma è abituata ai tempi biblici della sua pachidermica macchina politico-burocratica. O sarebbe meglio dire, rassegnata.

Lo stesso tema dei rifiuti pare un rompicapo irrisolvibile. Si alternano i governi della città ma il prodotto finale non cambia. Si discute per anni se sia meglio un termovalorizzatore o un inceneritore e si discute per anni dove sia possibile spedire i rifiuti di Roma, in attesa di concludere la discussione del punto precedente. A Roma si discute e non si decide. Si discute su tutto, dallo stadio della Roma alla monnezza. La differenza è che bloccare un’opera da un miliardo di euro significa non attirare investitori, mentre lasciare irrisolta l’emergenza rifiuti significa attirare topi. Emergenza destinata ad aggravarsi: fino a settembre, Malagrotta dovrà rallentare lo smaltimento dell’immondizia per lavori di manutenzione. La discarica potrà accogliere, così, 500 tonnellate di indifferenziata in meno al giorno.

Probabilmente, quindi, nessuno risponde agli esercenti come Vanni, così come ai cittadini, perché è impossibile rispondere. Ipoteticamente, potrebbero farlo l’assessore all’Ambiente di Roma Capitale e il presidente del consiglio di amministrazione di Ama. Sempre se ci fossero, naturalmente.