25 Aprile 2021 - 12:25 . FuoriQuartiere . Cronaca

Medici di famiglia, parla un lettore: “Ecco perché sono essenziali, soprattutto ora”

Un medico
Un medico

Pubblichiamo la lettera inviata al direttore di RomaH24, Luigi Carletti, da Alberto Licata, 70 anni, giornalista, ex capo dell’ufficio stampa dell’Eni e residente nel Trieste–Salario, a proposito di un articolo pubblicato da Il Messaggero sul “rischio della scomparsa dei medici di famiglia”. L’idea allo studio del governo, secondo quanto riportato dal quotidiano romano, sarebbe quella di far confluire i medici di base in un ufficio unico del malato, dove i dottori si alternerebbero in un sistema di turni. 

Caro Direttore,

sono un affezionato lettore di RomaH24 e ogni tanto mi rivolgo alla tua testata e alla tua cortesia per segnalare vicende o problemi che riguardano il quartiere Trieste–Salario e la nostra bella città.  Tra i tanti problemi che viviamo in questo periodo, è di grande attualità il sistema sanitario.  E proprio su questo tema, lo scorso gennaio, mi sono occupato delle vaccinazioni anti-covid.  Ricordo che già a quell’epoca avevo sottolineato come si potessero ipotizzare meravigliose organizzazioni ma che l’unica importante esigenza fosse la disponibilità dei vaccini.

Oggi vorrei intervenire su una proposta, riportata da Il Messaggero di sabato 17 aprile, che riguarda i medici di famiglia. 

Il quotidiano romano riporta un progetto, avanzato da non specificate associazioni, che intende ridiscutere la posizione dei medici di famiglia.  Ma – mi sembra – che più di ridiscutere si ha l’impressione che esista un rischio concreto che il medico di medicina generale  (Mmg) potrebbe scomparire.  L’idea – secondo Il Messaggero – sarebbe “quella di assorbire questa figura sanitaria in strutture multi-professionali”.  In pratica – scrive il quotidiano –“ I Mmg non presterebbero più la loro assistenza relazionandosi con il paziente per costruire un rapporto duraturo, empatico ma si limiterebbero a fornire delle prestazioni standard” e si andrebbe cioè incontro “ad una spersonalizzazione delle cure che penalizzerebbe soprattutto i pazienti più cronici con più patologie come gli anziani”.

Di fronte a questa ipotesi, caro Direttore, bisogna intervenire subito e con molta chiarezza.  Io, come tante altre persone del mio quartiere sono contrario e cercherò di spiegare i motivi.  Rinunciare al proprio medico, sempre lo stesso, che ti vede e già capisce come stai, vuol dire non aver più un dottore che sa tutto sulle patologie dell’assistito, sui suoi problemi, sui timori, sulla sua personalità.  Il medico di famiglia conosce bene la situazione dell’assistito e può quindi dare i consigli più utili e le cure più adatte.  Non si può e non si deve sostituire una figura fondamentale come il medico di famiglia ed assegnare questa funzione a medici che si alternano a seconda dei turni e magari controllano i dati sanitari tramite computer.  L’aspetto umano e la conoscenza del paziente sono insostituibili come lo sono le visite a domicilio.  L’aspetto più rilevante è proprio la possibilità di accedere negli studi medici e stabilire un rapporto di fiducia con il proprio medico.

E a questo rapporto non si può rinunciare.

Oltre ai motivi sopra accennati vi sono anche altre considerazioni. In genere il medico di famiglia ha lo studio vicino ai propri assistiti ed è un grande vantaggio per le persone che non guidano o che non possono usufruire dei mezzi pubblici.

Caro Direttore, stiamo parlando di un’eventualità, solo di una proposta a quanto pare, ma pregherei RomaH24 di seguire questa vicenda per avere maggiori informazioni e rassicurare cosi soprattutto i pazienti più anziani e quelli più fragili.

Il ruolo dei medici di famiglia – generalmente sempre disponibili e attenti ai propri assistiti – e quindi parte integrante del sistema sanitario e  lo abbiamo visto soprattutto in questo periodo di pandemia.

Ti ringrazio per la tua attenzione

 Alberto Maria Licata

LEGGI: l’articolo del Messaggero