2 Marzo 2021 - 15:06 . Nomentano . Cultura

Antonio Tiso: “Grazie alle famiglie racconto la memoria dei nostri quartieri”

Antonio Tiso con i volumi "Come eravamo Trieste-Salario" e "Come eravamo Monteverde" (Typimedia Editore)
Antonio Tiso con i volumi "Come eravamo Trieste-Salario" e "Come eravamo Monteverde" (Typimedia Editore)

Ogni quartiere di Roma ha la sua memoria storica, fatta di grandi eventi, sì, ma anche di piccoli episodi, aneddoti e curiosità, che per decenni sono rimasti custoditi gelosamente nelle soffitte e nella cantine, depositi  dei  ricordi dei residenti. Finché qualcuno non ha deciso di raccogliere tutto quel patrimonio di foto e memorie e di farne un grande racconto corale sulla storia del quartiere. È accaduto nel Trieste-Salario, a Monteverde, a Montesacro. E ora sta per succedere anche nel nostro quartiere, il Nomentano.

L’idea è di Typimedia (editore anche di RomaH24) che ha affidato il compito ad Antonio Tiso, giornalista e fotografo professionista, nato a Verona, ma residente da anni a Roma. Tiso ha già ha curato i volumi della collana “Come eravamo” per i quartieri Trieste-Salario, Monteverde e Montesacro (quest’ultimo in uscita in libreria e nelle edicole a fine marzo). E ora è pronto per raccogliere una nuova sfida: farsi aprire le porte di casa dagli abitanti del Nomentano per raccogliere foto, storie e ricordi sul quartiere.

Antonio, che cosa ti aspetti di trovare nel nostro quartiere?

“Il Nomentano è ricco di storia e di personaggi, penso a tutti i premi Nobel che hanno vissuto qui: Grazia Deledda, Enrico Fermi, Luigi Pirandello, Rita Levi Montalcini. O a Villa Torlonia, che è stata la residenza del duce e quindi luogo simbolo di un’era. Si respira storia in ogni angolo e non parlo solo della “grande storia”. Parliamo, infatti, di un quartiere che tutti, romani e non, abbiamo frequentato: ospita la Sapienza, che è il più grande ateneo dEuropa, ed è vicino alle stazioni Tiburtina e Termini. La sfida sarà condensare tutto questo patrimonio in un unico libro corale”.

Che ruolo avranno, in questo lavoro, le famiglie del quartiere?

“Saranno fondamentali. Se i residenti del Trieste-Salario, di Monteverde e di Montesacro non mi avessero aperto con grande disponibilità e fiducia le porte di casa, non avrei potuto completare il mio lavoro. Tra cassetti e soffitte di molti romani è custodito un patrimonio immenso di storie che aspettano solo di essere raccontate. Sono sicuro che ce ne saranno moltissime anche nel Nomentano”.

Come prendi contatto con i residenti?

“Il passaparola ha un ruolo centrale: si possono condividere post sui social per spiegare il progetto e invitare le persone a mostrarci, per poterle riprodurre, le loro foto d’epoca, antecedenti al 1950, certo. Ma niente è più immediato di un contatto diretto. Per questo nella ricerca mi faccio spesso aiutare da qualche altro residente con cui ho già confidenza e che può farmi da ambasciatore. Lo trovo anche un modo per recuperare un modo più vero di relazionarsi con le persone, che stiamo gradualmente perdendo in un mondo sempre più digitalizzato”.

E dopo che le famiglie condividono le loro foto cosa succede?

“È importante sottolineare che le immagini restano di proprietà dei residenti: noi ci limitiamo a scansionarle. Tutti coloro che ci forniranno un contributo, inoltre, saranno citati come fonti nel libro ed entreranno a far parte di un grande racconto corale sul quartiere”.

I quartieri di Roma hanno una popolazione che numericamente corrisponde a un capoluogo italiano. E il Nomentano, con i suoi oltre settantamila abitanti, non fa eccezione. Non è difficile riuscire a condensare tutta la loro storia in un unico libro?

“La materia è tanta, è vero. Ma quello che ho notato svolgendo il mio lavoro, è che nei quartieri della Capitale c’è anche un forte senso di appartenenza e di comunità. Ci sono dei luoghi simbolo in cui tutti gli abitanti si identificano e che amano. Per il Nomentano penso a piazza Bologna e ai grandi parchi verdi come Villa Torlonia o Villa Massimo. Ogni abitante ha una sua memoria di quei luoghi. Sono come tanti piccoli tasselli che, se visti insieme, restituiscono un’unica storia. Poi c’è da dire un’altra cosa importante”.

Prego

“Il bello di questo lavoro è che, quando si comincia, non si sa mai dove si andrà a finire. E come quelle foto antiche possono influenzare il racconto”.

 

Chi volesse contattarla per condividere le sue foto, quali canali può utilizzare?

“Basta compilare il form al link https://romah24.com/nomentano/contattaci/ o scrivere una mail all’indirizzo nomentano@romah24.com”.

GUARDA i volumi della collana “Come eravamo”