2 Febbraio 2021 - 14:18 . Montesacro . Cronaca
Mercato val d’Ossola, la rabbia degli operatori: “Costretti ad andarcene, non c’è stato dialogo”
di Valerio Valeri
Dopo circa un mese di sopralluoghi e rilevazioni necessarie all’inizio dei lavori, la scorsa settimana è partita l’opera di riqualificazione di via Val d’Ossola, cuore della zona di Sacco Pastore. I lavori, che costeranno 1 milione e 200mila euro lordi, prevedono la sistemazione integrale dei parcheggi – con aumento delle soste regolari da 190 a 220 – , l’allargamento dei marciapiedi in prossimità degli attraversamenti pedonali, la messa in sicurezza con abbattimento delle barriere architettoniche. Ma anche lo spostamento di qualche centinaio di metri dell’attuale area del mercato (17 licenze totali, di cui solo 3 che montano e smontano in giornata), con l’eliminazione dei box che verranno trasformati in tavoli mobili con ombrelloni oppure food truck per chi vende generi alimentari e macelleria.
“I box di via Val d’Ossola sono illegali – ha spiegato a Roma H24 il presidente del Municipio, Giovanni Caudo – le normative comunali da almeno dieci anni non permettono più i box in sede impropria, buttati per strada. Oggi si possono fare solo nelle aree appositamente predisposte, quella non lo è. L’unica soluzione, per garantire agli operatori di uscire dall’illegalità, è fare un’area con banchi che vengono montati e smontati. Va fatto l’interesse generale, che significa dialogare con chi ha un interesse specifico e farlo incontrare con quello della collettività. Nella nuova area hanno i posti per caricare e scaricare i furgoni, c’è più sicurezza”.
Gli operatori, però, non sono d’accordo. Silvio Mancinelli, 64 anni, è il presidente del mercato dal 1994 e ha un banco alimentari dal 1983. “Caudo ha fatto un progetto che prevede la sostituzione dei box con gli ombrelloni e le tavole oppure dei truck – ci racconta – . Siccome siamo nel 2021 e non nel 1921, tornare indietro di 100 anni non è confacente al nostro lavoro e alla nostra salute. Quindi ci è stato proposto o di fare così o di trasferirci altrove sempre nel municipio. La situazione ideata da lui è difficile, la maggioranza di noi ha scelto di spostarsi. Non è solo la questione di dover smontare alle 14, ma anche il fattore meteorologico influisce, se piove o è ventoso. Io dovrei andare al mercato di Franco Sacchetti, se mi autorizzano. Incontri? Ne sono stati fatti tre, ma a senso unico. ‘Questo è il progetto, o con me o senza di me, lo faccio così’ ci disse Caudo”.
Vincenzo Chiodi, 45 anni, ha ereditato la gestione del banco d’ortofrutta dai genitori ed è il vicepresidente del mercato di Sacco Pastore. “Ci sentiamo non calcolati dal Municipio – denuncia a Roma H24 – . Negli anni abbiamo avanzato diverse proposte per riqualificare il mercato, la pedana e tutto quanto. Sarebbe spettato al Comune fare i lavori e noi avremmo provveduto a spese nostre alla costruzione dei chioschi. Non c’è stato accordato. Qualche tempo fa, dopo diverse riunioni, Caudo ha deciso di farci fare questo passo che a noi non sta bene”. Vincenzo vive a Fondi e dover smontare ogni pomeriggio per tornare la mattina dopo comporterebbe un lavoro enorme e dispendioso. “Ho 150 articoli da rimettere a posto – spiega – e dovrei anche affittare un magazzino per le rimanenze. Non posso assolutamente farlo, ci rimetterei quasi 20mila euro l’anno. Io dovrei spostarmi a piazzale Adriatico, una soluzione a me più congeniale perché è stato appena rifatto e lì avrei un solo papabile concorrente e avrei modo di ricostruirmi la clientela. Però butto al secchio 40 anni di rapporti. E oltre al danno, la beffa: lo smaltimento del chiosco attuale è a spese nostre e ci costa circa 6.000 euro“.
Sentiamo anche Fulvio, proprietario dell’alimentari all’inizio del mercato. “Il numero 1 come da licenza – ci dice – perché qui i miei genitori sono arrivati nel 1959, quando nemmeno c’erano le strade e i banchi erano a via Valdinievole, la sede propria del mercato. A quei tempi papà aveva il tavolo con le rotelle e l’ombrellone, adesso ci vogliono far tornare a quell’epoca? Non si può fare. Io non posso rimanere qui, ho centinaia di articoli, due frighi, una cella frigorifera. Il food truck ha un costo che non posso affrontare e poi dove lo metto, in quale garage? Ho chiesto di spostarmi in VIII Municipio, vicino a dove abito: se devo perdere la mia clientela, almeno mi avvicino a casa e dimezzo gli spostamenti”.