26 Ottobre 2020 - 8:42 . FuoriQuartiere . Cronaca

Il fisico e analista Sestili: “Il virus circola in tutti i quartieri: bisogna rispettare le regole”

Una postazione drive in per i tamponi
Una postazione drive in per i tamponi

“Se non fermiamo la curva epidemica, già a novembre avremo 500 morti al giorno e ricominceremo a vedere le brutte immagini di marzo e aprile. Presto si arriverà alla saturazione del sistema sanitario nazionale e questo non ce lo possiamo permettere”.

A dirlo è Giorgio Sestili, fisico e analista scientifico, fondatore della pagina Facebook “Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche, che fin dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 in Italia ha fornito contribuiti informativi e comunicativi sul tema. E che fornisce dei dati essenziali per comprendere il futuro andamento della pandemia, anche nei nostri quartieri.

“L’aumento esponenziale dei casi nel Lazio e nella provincia di Roma è molto preoccupante e si inserisce in un peggioramento complessivo della situazione epidemica italiana” ha detto in un’intervista rilasciata a RomaH24. “Il Lazio ha più che raddoppiato la media dei casi settimanali negli ultimi sette giorni, passando da circa 500 a oltre 1.000 casi, mentre solo nella provincia di Roma si è passati da 160 a 800 casi registrati”.

Un test anti Covid-19

Sestili fa luce su un altro dato, a suo parere quello più rilevante: il tempo di raddoppio. “Questo parametro indica dopo quanto tempo i casi che vengono registrati in un giorno raddoppieranno. Ebbene, il Lazio ha al momento un tempo di raddoppio di sei giorni. Quindi, se a Roma un giorno vengono registrati 800 casi, vuol dire che dopo una settimana ne potremmo registrare 1.600”.

Numeri preoccupanti, anche perché, spiega Sestili, “riguardano anche i casi ospedalizzati, quelli in terapia intensiva, dove il tempo di raddoppio è di appena 12 giorni, e anche i deceduti”.

Il distanziamento sociale, essenziale nella lotta al Covid

Proprio le terapie intensive sono sotto la lente di ingrandimento. “È importante sottolineare”, spiega il fisico, “che nel Lazio a inizio ottobre avevamo 50 pazienti ricoverati in terapia intensiva, mentre oggi sono quasi il triplo. Andando avanti così tra una decina di giorni potremmo arrivare a 250”.

Alla domanda del perché alcune zone di Roma, come la zona di corso Trieste o la Val Melaina, siano più colpite di altre, dal diffondersi dei contagi, Sestili dichiara che, con i numeri a disposizione, è difficile comprenderne il motivo. “Avremmo bisogno di dati molto più precisi e accurati, non solo per monitorare l’andamento epidemico di Roma e del Lazio, ma in generale quello italiano”.

Guanti e mascherina contro il Covid-19

Al momento, secondo Sestili, la difficoltà maggiore è proprio capire dove si generano la maggior parte dei focolai. “Non sapendo se i contagi avvengano maggiormente nei luoghi di lavoro, nelle scuole, sui mezzi pubblici, nei bar, nei ristoranti o nelle palestre, è impossibile adottare interventi mirati. Ci sarebbe bisogno di rafforzare enormemente il sistema di raccolta dei dati per capire esattamente luoghi e zone più a rischio”.

Per Sestili, l’unica certezza è che non esiste una zona di Roma meno colpita rispetto ad altre: “Il virus circola in tutta la città e in tutti i quartieri, e per questo è importante che tutti i cittadini romani rispettino le ordinanze ma anche le regole di sicurezza come l’uso della mascherina, l’obbligo del distanziamento, l’evitare assembramenti e avere cura della propria igiene personale”.

Per quanto riguarda le disposizioni contenute negli ultimi decreti pubblicati a ottobre, Sestili è molto chiaro: “Come altri miei colleghi, anche io mi sono espresso ritenendo insufficienti queste misure. Non a caso da più parti si chiedono a gran voce delle ordinanze da parte dei sindaci e dei presidenti delle regioni, in particolare in quelle zone, come Roma e il Lazio, dove la curva epidemica è più grave”.

Ma cosa si può fare per migliorare la situazione? “È importante intervenire sul lavoro incentivando lo smart working e sulle scuole con la didattica a distanza. Bisogna anche ridurre la capienza dei mezzi di trasposto, portandola al 50% e non all’80”.

LEGGI la guida al nuovo decreto del 25 ottobre