17 Marzo 2022 - 18:31 . Nuovo Salario . Retesociale

Dal Nuovo Salario all’Ucraina. Il viaggio solidale di Stefano, gelataio di quartiere: “Porteremo in salvo 80 persone”

Stefano Salvagni con uno dei pacchi confezionati dai bambini
Stefano Salvagni con uno dei pacchi confezionati dai bambini

di Marco Barbaliscia 

Dal Nuovo Salario ai confini dell’Ucraina. Lasciare tutto e partire, senza pensarci su troppo, seguendo il proprio cuore e tendendo la mano a chi ha bisogno d’aiuto. Inizia così la storia di solidarietà e l’avventura di Stefano Salvagni, titolare della gelateria ‘Doppia Panna’ di via Seggiano 61. Nato e cresciuto a Talenti, dal 2008 serve il quartiere con dolci, torte e gelati artigianali. Da qualche giorno lo spiazzo davanti il locale si è riempito di scatoloni, passeggini, e beni di ogni genere che Stefano porterà personalmente nell’Est Europa. Una missione solidale nata dal cuore che Roma H24 si è fatta raccontare nel dettaglio dal diretto interessato.

Stefano, da dove nasce l’idea di una raccolta solidale per l’Ucraina? 

“Non c’è nulla di premeditato, tutto è nato seguendo l’istinto. Ho 51 anni, sono sposato e da poco sono papà di due bambine. Io e mia moglie, da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina, sentivamo di voler dare un aiuto concreto a chi soffre. L’idea iniziale era ospitare in casa dei rifugiati, ma non ho molto spazio e con due figlie appena nate era problematico rompere gli equilibri familiari. Così ho partorito l’idea della raccolta di soldi e beni primari. Se non possono venire loro da me, vado io da loro: sabato 12 marzo ho scritto su Whatsapp ad alcuni amici più stretti, da lì è partito il passaparola e in poco più di 12 ore avevamo raggiunto con le donazioni l’importo per noleggiare un pullman. Domenica sera il quantitativo era raddoppiato, così ho preso due pullman in noleggio e ora si parte”.

Un viaggio impegnativo, come ti sei organizzato? 

“Dapprima ho avvisato la Questura, poi un amico mi ha messo in contatto con il console ucraino in Piemonte che ci ha fornito le coordinate del viaggio. Io parto con il pullman da Roma alle 19 di oggi (17 marzo, ndr), mentre il secondo pullman lo intercettiamo a Bologna e parte da Ascoli. La destinazione è un piccolo paese in Polonia, a pochi chilometri da Leopoli (Ucraina). Lì ci aspetta la protezione civile italiana che scaricherà tutti i beni di prima necessità che portiamo su e ci affiderà 80 profughi ucraini (40 per pullman, ndr) da portare a Roma”.

Qual è la tabella di marcia prevista?

“Andata e ritorno sono in totale 3700 km. Il programma è di arrivare alle 23 a Bologna per collegarci al secondo pullman. La previsione è di giungere a destinazione venerdì 18 marzo verso le 20 dopo un giorno di viaggio. La notte riposiamo, e poi sabato mattina sveglia all’alba per fare gli ultimi 30 km. Poi vediamo cosa succede: i tempi per scaricare la merce non sono certi, ci possono volere due ore, come dieci. L’obiettivo è di essere nuovamente a Roma domenica 20 marzo, vedremo se pomeriggio o sera”.

La spedizione si preannuncia proibitiva sotto tanti aspetti. Cosa ti preoccupa maggiormente? 

“Non sappiamo cosa possiamo trovare lungo il viaggio, la speranza è che tutto fili liscio. Abbiamo noleggiato due pullman con due autisti per ognuno in modo che si possano dare il cambio. Ma non solo. La preoccupazione maggiore è rivolta verso le 80 persone che portiamo in Italia, la maggior parte mamme, bambini ed anziani. Come staranno? Come comunicheremo? Per questo ho contattato due donne ucraine (mamma e figlia) che abitano a Roma e si sono offerte, in forma volontaria, di accompagnarci, per fare da interpreti. Con noi, sempre gratuitamente, partono anche due infermiere, in modo che ci sia un aiuto sanitario in caso di necessità durante il viaggio. Una volta rientrati a Roma, le 80 persone ucraine le portiamo al centro d’accoglienza alla stazione Termini e poi la protezione civile si occuperà delle pratiche mediche e burocratiche per trovare a tutti una sistemazione”.

Con quali emozioni si parte? 

“Nell’arco della giornata vivo emozioni contrapposte. Passo da momenti di gioia nel pensare a quello che sto facendo alla commozione per le persone che soffrono fino all’ansia e alla paura di un viaggio che ci porterà al confine con la guerra. Penso alle mie figlie, un po’ di timore c’è, ma cerco di non fermarmi troppo a riflettere”.

La raccolta di materiale da portare in Ucraina è durata appena tre giorni, ma ci sono decine di scatoloni. Cosa contengono?

“Ho dovuto fermare le donazioni perché stavamo andando oltre gli spazi a disposizione. Il passaparola ha generato una corsa alla solidarietà tra i clienti e i residenti del quartiere che hanno riempito la gelateria di scatoloni. La protezione civile ci ha detto di non esagerare perché più dei beni ora c’è bisogno di prendere le persone che fuggono dalla guerra e portarle in posti sicuri. Attenzione però: qui non ci sono solo generi per i cittadini ucraini, ma anche tutto l’occorrente per far stare bene 80 persone in un viaggio che durerà più di un giorno. La risposta è stata eccezionale anche in questo: gli alunni di una scuola di Monterotondo ci hanno consegnato dei sacchetti monodose per i pasti, ognuno accompagnato da un disegno e da un messaggio d’amore scritto dai bambini in ucraino per i loro coetanei. Poi ancora mascherine, cibo senza glutine, acqua e materiale sanitario”.

Grazie Stefano, non resta che augurarti buon viaggio. 

“Sono molto emozionato. La finalità è talmente alta che ognuno ha voluto fare la sua parte. L’organizzazione da parte di tutti, da chi ha preparato i pacchi a chi ha donato, è stata unica. Io sono solo la punta di un iceberg fatta da persone del quartiere che in pochi giorni hanno messo in moto una macchina straordinaria. Ci vediamo al rientro!”.

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