22 Febbraio 2021 - 20:26 . Montesacro . Cultura

22 febbraio 1980-22 febbraio 2021: il ricordo infinito di Valerio Verbano, studente di Montesacro

di Valerio Valeri

Quando Valerio Verbano, quel pomeriggio di 41 anni fa rientrò a casa dopo la scuola, in via Monte Bianco 114 a Città Giardino, si trovò davanti tre uomini vestiti di nero e incappucciati. I genitori, Carla e Sardo, erano legati ad un termosifone in camera da letto. Valerio, non ancora diciannovenne, studente del liceo scientifico Archimede di via Montaione e militante di Autonomia Operaia, cercò di reagire ma venne sopraffatto e ammazzato da un colpo d’arma da fuoco alle spalle. Cadde esanime sul divano del salotto, a faccia avanti, davanti ai genitori impotenti.

Quarantuno anni dopo ancora non si conoscono le identità dei tre uomini che misero fine alla vita del ragazzo, anche se i Nuclei Armati Rivoluzionari, braccio violento dell’estremismo di destra negli anni di piombo, rivendicarono l’omicidio. Verbano da diverso tempo indagava sui legami tra organizzazioni criminali e neofascisti, aveva raccolto informazioni e nomi, teneva tutto in un’agenda insieme ad elenchi di militanti di destra con indirizzi e numeri di telefono, appunti su riunioni e manifestazioni, scontri avvenuti con i “camerati”. E’ probabile che questa sua attività clandestina fosse giunta alle orecchie di qualcuno che non poteva lasciarlo proseguire.

Oggi Montesacro lo ha ricordato e celebrato in grande stile. Prima con l’inaugurazione di un murale gigantesco in via Isole Curzolane, angolo via Sarandì al Tufello, realizzato dallo street artist napoletano Jorit sulla facciata dell’istituto “Federico Cesi”. Poi con un corteo che è partito come di consueto sotto casa di Valerio, in via Monte Bianco 114 a Città Giardino per svilupparsi tra viale Jonio, Val Melaina e infine tornare davanti al volto infantile di Verbano. Migliaia le ragazze e i ragazzi dei centri sociali, delle associazioni studentesche, dei movimenti di sinistra radicale, ma anche semplici cittadini e rappresentanti delle istituzioni locali che hanno portato un fiore, una lettera, un pensiero ai piedi della lapide davanti al portone del palazzo che dal giorno dopo quell’orrendo omicidio è diventato uno dei simboli della lotta anti-fascista del quartiere, un luogo della memoria insieme alle pietre d’inciampo per Ferdinando Agnini, Orlando Orlandi Posti e la famiglia Funaro e la targa di via Maiella che ricorda tutti insieme i caduti del quartiere per mano degli occupanti nazifascisti.

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