Roma, 28 Marzo 2024 - 12:02

Perché la protezione civile non assiste le persone in coda per il tampone drive-in?

Francesca Piro

Anatomopatologa e fondatrice del salotto letterario "“La linea d’ombra”

15 Ottobre 2020

Perché la protezione civile non assiste le persone in coda per il tampone drive-in?

Ai drive-in per l’esecuzione del tampone molecolare ci sono file di auto mostruose. Salute Lazio pubblica ogni tot ore il numero di auto in attesa. Io vedo quotidianamente le persone in attesa in auto e a piedi, perché nel mio ospedale c’è uno dei punti drive-in regionali.

La gestione della “coda” è affidata alla municipale e alla polizia che in piccoli drappelli di 2-3 agenti sparsi vigila sul corretto decorso della fila.

Nel frattempo le persone in auto aspettano. Le persone a piedi aspettano. Per ore. Perché la procedura di prelievo necessita di un poco di tempo. Diciamo 15 minuti/persona, tra moduli da compilare e firmare e prelievo. Poi ogni tot campioni, la catena di montaggio si ferma e il tutto viene processato per consentire la diagnosi e la refertazione.

Quindi, l’attesa c’è ed è lunga.

Ora, la domanda è: la protezione civile potrebbe essere coinvolta in questa fase?

Ovvero, perché nessuno si occupa delle persone in attesa? Una bottiglia d’acqua, degli sgabelli volanti per gli anziani – o anche i meno anziani – la gestione della coda (i vigili sarebbero più utili nel traffico, invece che guardare la gente che aspetta), qualcuno che faccia compilare i moduli prima durante l’attesa e che si coordini con il personale sanitario nella gestione di tutti quei fogli compilati di fretta, snervati ed esausti dopo ore e ore ad aspettare.

Stanno aprendo drive-in ogni giorno in tutti gli ospedali e le Asl del territorio. Non è possibile che la Polizia e i vigili urbani debbano occuparsi delle “code al tampone” e che si debba andare a fare una procedura diagnostica con il cesto del pic-nic appeso al braccio.

Magari io non so le cose e sto sbagliando. Magari qualcuno ha una risposta alla mia domanda.

Mi sono anche chiesta se questa mia perplessità non fosse per caso un vezzo, un capriccio davanti all’impegno e alla costanza di una macchina sanitaria che sta progressivamente aumentando le proprie capacità di reazione al procedere della diffusione del contagio, pur nell’enorme carenza di risorse umane e materiali. E sono ben consapevole che ci sono urgenze primarie, indifferibili.

Ma se soltanto si riuscisse a comprendere che i cittadini – a parte i soliti quattro stupidi – stanno dando il massimo impegno per collaborare e affrontare uniti il disagio che la pandemia ha determinato, si capirebbe quanto sia importante trovare nelle istituzioni le risposte che si stanno cercando. Anche semplici, anche elementari, anche soltanto quelle essenziali.

I numeri della pandemia sono saliti ancora.

Il tram corre e cigola sulle rotarie, i miei compagni di viaggio hanno lo sguardo lontano e sospirano dentro le mascherine. Mi piacerebbe leggere i loro pensieri.

Siamo stanchi. Tutti.

Nihil sub sole novum. Et vos estoteparati.

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