29 Agosto 2021 - 7:15 . Serpentara . Cronaca
“Associazione Gorilla”, dai centri estivi alla scuola nel parco: così 7 amici hanno dato vita ad un progetto innovativo
di Valerio Valeri
Dalla comitiva al parco delle Betulle fino ad organizzare un centro estivo con oltre 100 bambine e bambini dai 3 ai 13 anni, una scuola Outdoor, corsi di calcio e squadre di calcetto maschili e femminili dai più giovani agli adulti over 35. L’associazione “Gorilla”, nata a Serpentara nel 2015, nel giro di sei anni è diventata una realtà importante del territorio con 250 soci, un punto di riferimento per decine di famiglie che hanno trovato la dimensione giusta per far trascorrere ore divertenti ed educative ai loro figli. Non solo d’estate.
Il “branco” di gorilla che ha dato vita a tutto ciò è composto da Gabriele Latella (presidente e responsabile settore calcio), Daniele Guerrieri (vicepresidente), Ilaria Pelati (responsabile pedagogica), Andrea Fedele (responsabile area naturalistica, escursioni e laboratori), Francesco Filippo (responsabile settore musicale e istruttore di scuola calcio), Marta Filippo (responsabile laboratori artistici) e Ilaria Moratti (educatrice).
Roma H24 ha raggiunto telefonicamente Gabriele, 30 anni – come più o meno tutti gli altri fondatori – per farsi raccontare la genesi e lo sviluppo di questo progetto, partendo da un’iniziativa solidale che in queste settimane ha avuto grande successo, ovvero l’allenamento “sospeso”.
Gabriele, parlaci di questa iniziativa.
“L’allenamento sospeso nasce da due esigenze, la prima è quella di poter accogliere persone che vorrebbero giocare a calcio con noi ma non hanno le sostanze per pagare la quota annuale. L’altra è che diversi soci durante la stagione volevano lasciarci la quota anche se, per vari motivi, non potevano venire ad allenarsi. Così abbiamo pensato di sfruttare questa generosità e lanciare la raccolta fondi. In due settimane il nostro obiettivo minimo era poter regalare 5 allenamenti, siamo arrivati a sei e continuiamo”.
Come nasce l’idea dell’associazione?
“Era il 2015, frequentando quotidianamente il parco delle Betulle e il quartiere ci siamo resi conto che molti ragazzi della zona non si conoscevano tra loro, non c’era aggregazione. Così abbiamo deciso inizialmente di far partire il centro estivo e la risposta delle famiglie è stata immediata ed entusiasta. Siamo al settimo anno consecutivo e abbiamo superato i 100 tra bambine e bambini, che per questioni legate alla pandemia abbiamo deciso di dividere in due gruppi, uno al parco di viale Lina Cavalieri e l’altro al campo dei ferrovieri a Villa Spada. Fino a prima del Covid facevamo anche diversi laboratori, attività extra rispetto a quelle del centro estivo, ma da un anno e mezzo siamo stati costretti a sospenderle ma speriamo di poter ricominciare presto. Lezioni di arte, entomologia, chitarra, scrittura, comunicazione, escursioni naturalistiche o itinerari cittadini tra le strade della street art, sono alcune delle cose che abbiamo organizzato negli anni, come anche i weekend fuori Roma”.
Come mai la scelta di questo nome?
“Prima di tutto siamo tutti malati di Fabrizio De Andrè e in particolare della canzone ‘Il Gorilla’. Poi abbiamo fatto una vera e propria ricerca di mercato e ci siamo chiesti quale fosse il nome migliore per un’associazione che si rivolge ai bambini e gli animali fanno molta presa. Il gorilla poi è un animale sociale, vive in branco ma non è aggressivo, non attacca gli altri ma sa difendersi se attaccato”.
Negli anni siete andati ben oltre il semplice centro estivo, iniziando un percorso di scuola all’aperto. Ce lo spieghi?
“Si chiama A Ruota Libera e dà la possibilità alle famiglie di far svolgere l’anno scolastico ai figli in una situazione del tutto differente, quindi all’aria aperta tutto l’anno. Nel 2019/2020 abbiamo iniziato con la sperimentazione, due giorni a settimana. Mentre per l’anno appena finito è stato completo, dal lunedì al venerdì e coinvolge studentesse e studenti dalla materna alle elementari, avevamo una classe di 15 alunni. Alla fine dell’anno svolgono gli esami nelle strutture pubbliche. Può sembrare strano, perché d’inverno piove e fa freddo, ma al parco abbiamo delle coperture e poi ogni bambino ha un abbigliamento specifico per l’outdoor. Adesso stiamo aspettando che la Regione stili delle nuove linee guida per progetti di ‘home schooling’ come il nostro”.
In questi anni di attività cosa avete imparato maggiormente dal rapporto con le famiglie del territorio?
“Che c’è bisogno di socialità, di aggregazione e soprattutto di sentirsi appartenenti a qualcosa. I genitori tanto quanto i loro figli si sentono dei gorilla, amano partecipare alle nostre attività e alle feste (che purtroppo ora sono sospese per la pandemia), alle iniziative a costi sociali o addirittura gratuite”.
Le istituzioni vi supportano?
“All’inizio il Municipio non sapeva bene come inquadrarci, eravamo qualcosa di nuovo, abbiamo chiesto se avessimo bisogno di autorizzazioni particolari ma ci dissero di no. Negli ultimi due anni il rapporto si è intensificato, il centro estivo gode del patrocinio dell’ente locale e in questi giorni stiamo partecipando, con il supporto del Municipio, ad un bando per il calcio femminile”.