11 Dicembre 2021 - 13:37 . Cronaca

Quelli di “Ciao povery” e delle case da ricchi: “Siamo per il lusso ma non discriminiamo”

Uno dei messaggi della campagna pubblicitaria
Uno dei messaggi della campagna pubblicitaria

di Daniele Magrini

“Nel mercato immobiliare ci sono case di ogni tipo, come nel mercato dell’abbigliamento o dell’automotive. Non farete la guerra anche a Bulgari o alla Lamborghini, vero?”. Termina così il post autoassolutorio con cui, sul proprio profilo Facebook, l’agenzia immobiliare Lex (Luxury & Exclusive), ha replicato alla valanga di critiche sulla campagna pubblicitaria incentrata sugli slogan “Ciao povery” e “Solo per chi ha domestici”.

 

Uno dei messaggi della campagna pubblicitaria

Ma il post non ha convinto nessuno ed un’altra valanga di commenti negativi si è abbattuta sull’operazione di marketing. Quelli della Lex ci hanno comunque provato: “La nostra intenzione non è quella di denigrare o peggio ancora discriminare – hanno scritto sul post – Stiamo parlando ad un mercato, quello degli immobili di lusso, che è elitario per definizione. Quindi ogni attacco semplicistico in stile “state offendendo i poveri” è infondato e anche fuori luogo.

Lo dimostra l’espressione “Ciao Povery” volutamente con la “Y”, famosa proprio per essere esageratamente illusoria di una ricchezza a volte vera, a volte ostentata, a volte inesistente. Abbinare questa frase a chi è meno fortunato è pretestuoso e insensato”.

Dunque, all’agenzia non hanno tenuto in conto le accuse dell’organizzazione non profit Nonna Roma, che aveva additato la campagna pubblicitaria come “una guerra dei ricchi contro chi non ha niente”. E neppure dell’esortazione dell’assessore all’ambiente e decoro del II Municipio, Rino Fabiano, che interpretando il sentire comune a molti cittadini del quartiere aveva invitato a togliere quei cartelli: “Ritengo inaccettabile, per una città inclusiva e solidale – aveva detto Fabiano – questo sprezzante messaggio pubblicitario e ne chiedo l’immediata rimozione”.

Invece alla Lex non hanno resistito alla replica, anche se il silenzio avrebbe fatto meno danno. Infatti, l’autodifesa ha suscitato nuovo clamore sui social: “A tacere facevate figura più lussuosa! Ma si sa, una cosa è il lusso della parola, altra il lusso e basta!” scrive Giovanna, sostanzialmente esprimendo il concetto condiviso da tutti i commentatori.

Il problema è che ostentare esclusive sul fronte del lusso, sostanzialmente ironizzando sui poveri (senza y), non può che indurre a pensare quantomeno che i creativi del marketing abbiano un’idea lievemente elitaria del mondo: “Quando la riccanza chiama, Lex risponde” si legge nel post che annunciava l’inizio della campagna.

Ora, il fatto è che rivolgersi ad un target di clientela altolocata non può essere certo oggetto di critica, ma farlo basando il concept del proprio marketing sul sarcasmo intorno alla povertà, non poteva che sollevare un putiferio. Magari è proprio quello a cui puntavano quelli dell’agenzia della “riccanza”. E ora staranno brindando a champagne e caviale per la notorietà conquistata sulle spalle dei poveri (senza y).

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