30 Giugno 2022 - 17:51 . Cronaca

Legge contro il gioco d’azzardo in vigore nel Lazio dal 28 agosto. Per gli esercenti affiliati alla Fipe sono 5.000 i posti di lavoro a rischio

Il 28 agosto nella Regione Lazio entrerà in vigore una legge che regolerà la presenza sul territorio delle sale gioco, con l’intento di limitare il gioco d’azzardo. La nuova norma di contrasto al disturbo da gioco d’azzardo patologico prevede che i punti di gioco legale debbano avere una distanza di 500 metri dai luoghi sensibili come scuole, chiese e ospedali, pena la chiusura. La legge non solo riguarda l’apertura di nuove sale da gioco, ma si estende anche ai punti già aperti e autorizzati, inclusi quelli dei piccoli esercenti come bar e tabacchi.
Secondo la Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio la nuova normativa “porterà alla chiusura di oltre 5mila punti gioco tra sale specializzate, bar e tabacchi con ricadute occupazionali per quasi 13 mila lavoratori”.
«Per come è scritta la legge regionale, senza interventi si desertificherà l’offerta regolamentata di gioco – lancia l’allarme Emmanuele Cangianelli, consigliere nazionale FIPE, Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio e Presidente EGP, organizzazione di categoria degli esercenti di giochi pubblici -La legge – spiega Cangianelli – è pericolosa perché potrà avere effetti tanto sulle sale specializzate, che ovviamente dovrebbero interrompere le loro attività, quanto sugli esercizi che hanno altre attività principali, che contribuiscono con l’offerta di gioco a far quadrare i conti. Ad esempio, i bar che offrono apparecchi a piccola vincita sono in genere quelli di prossimità, a conduzione familiare: tra il 2019 ed il 2021 si sono chiuse oltre 1.400 di queste attività ed i dati Unioncamere – ADM ci indicano come quelle che hanno dismesso apparecchi chiudono ad un ritmo doppio di quelli che non ne avevano. L’effetto della legge per queste attività riguarderebbe altri 3.000 bar e caffetterie in Regione».
La chiusura di punti di gioco legale, inoltre, secondo la FIPE, potrebbe provocare la crescita esponenziale del gioco illegale gestito dalle mafie: durante la pandemia – quando i punti di gioco fisico erano chiusi – si è registrato un boom dell’illegalità con il fatturato che nel 2019 era stato stimato in circa 8 miliardi ed è arrivato a oltre 20 nel 2021.
La preoccupazione per la perdita di posti di lavoro è stata espressa anche dai sindacati. I delegati di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs in una lettera inviata alla Regione Lazio hanno evidenziato come la chiusura delle attività del gioco legale «incentiverebbe l’incremento di occupazione precaria, incerta e illegale in un sistema già messo a dura prova dalle chiusure protratte legate alla pandemia da Covid19 negli anni 2020 e 2021».
La legge di cui si vorrebbe dotare la Regione Lazio non piace nemmeno alla Società Italiana di Psichiatria. Da uno studio pilota realizzato nel territorio laziale è emerso che « Vietare il gioco nelle aree urbane finisce, paradossalmente, per favorire la compulsività delle persone affette da disturbo da gioco d’azzardo patologico, poiché li isola dallo sguardo degli altri e dal conseguente stigma».