3 Maggio 2022 - 13:33 . Cultura

Dagli scavi all’Appio emerge l’ara funeraria di Valeria, 13enne vissuta nel II secolo d.C.

Scavi archeologici (foto d'archivio)
Scavi archeologici (foto d'archivio)

Ancora una volta la terra restituisce un prezioso gioiello della Roma Antica. Le indagini archeologiche in corso a via Luigi Tosti, zona Furio Camillo, hanno portato alla luce un nuovo edificio funerario con preziosi frammenti di un sarcofago di marmo decorato e un’ara dedicata a una giovanissima donna, Valeria.

I rinvenimenti, spiega una nota della Soprintendenza speciale di Roma, sono avvenuti nel corso dei lavori propedeutici alla bonifica idrica della strada, svolta da Acea Ato2, scavi curati dalla Soprintendenza speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, con la direzione scientifica di Angelina De Laurenzi, e condotti da Archeo di Fabio Turchetta.

Le nuove scoperte hanno rivelato un edificio funerario che faceva parte della grande necropoli della antica via Latina, con olle – urne cinerarie murate nelle pareti – sepolture a inumazione e resti in marmo di notevole interesse. I materiali rinvenuti sono ancora in corso di studio, ma da una valutazione preliminare è possibile datare i ritrovamenti al II secolo dopo Cristo. 

A due metri al di sotto dell’attuale piano stradale è emersa un’ara funeraria in marmo bianco perfettamente conservata, su cui si legge una epigrafe dedicata a una ragazza: ‘Valeria P F Laeta vixit annis XIII m VII’. La scritta, in capitale latina, da uno studio preliminare potrebbe essere sciolta con ‘Valeria Laeta figlia di P[ublio] visse 13 anni e 7 mesi’. Particolarmente suggestiva anche la scoperta di alcuni frammenti di un sarcofago a lenòs – vale a dire a vasca con gli angoli stondati – in marmo bianco.

Uno dei pezzi presenta una decorazione a bassorilievo di pregevole fattura, con una scena di caccia: una leonessa sovrastata a sinistra dal cavallo del cacciatore (di cui si conservano esclusivamente le zampe anteriori), viene braccata sulla destra da un mastino. Il colombario di piccole dimensioni, 4 metri per 3, probabilmente ipogeo, era realizzato nel banco naturale di tufo e costituito da possenti murature in opera cementizia di 80 centimetri ricoperte da un paramento in mattoni, opus latericium, di ottima fattura.

Le pareti erano rivestite di intonaco dipinto di giallo e rosso, a emulare delle lastre marmoree. L’edificio rinvenuto è fortemente danneggiato, tanto che non si può escludere possa essere stato demolito meccanicamente durante l’urbanizzazione del quartiere, avvenuta negli anni Trenta del Novecento.