15 Ottobre 2022 - 12:47 . Cronaca

Abusava della figlia di due anni e condivideva i filmati con un gruppo di pedofili, arrestato pedofilo di 33 anni

Polizia postale
Polizia postale

L’orco, per una bambina di appena due anni, aveva le fattezze di suo padre. Al termine di un’indagine lampo, la polizia ha arrestato un 33enne romano con le accuse di violenza sessuale aggravata ai danni della propria figlia, per detenzione, produzione e cessione di materiale pedopornografico e per adescamento di minorenne. L’operazione è stata condotta dagli agenti di Milano e di Roma.

L’arresto è avvenuto al termine di una perquisizione domiciliare e informatica eseguita dagli investigatori milanesi con il supporto del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online del servizio Polizia postale e delle comunicazioni di Roma.

Si tratta di una vicenda di eccezionale gravità perché gli abusi, sistematicamente ripresi con un iPhone, venivano compiuti all’interno delle mura domestiche nei confronti della piccolissima figlia dell’indagato, che non ha ancora compiuto i due anni.

Le foto e i video venivano poi inviati ai frequentatori di una comunità pedofila online internazionale. Quando hanno avviato le indagini, gli investigatori non avevano alcuna pista da seguire, a parte gli stessi file illeciti pubblicati e un nickname di fantasia dietro il quale si nascondeva il pericoloso criminale. La svolta si è avuta dopo circa venti ore di incessante attività condotta a ritmi serratissimi, quando è stato confezionato ad hoc, in tempi record, uno strumento informatico che ha permesso di superare il muro di anonimato dietro al quale si era barricato il trentatreenne.

I dati raccolti durante la perquisizione informatica hanno non solo confermato tutte le ipotesi investigative, ma hanno anche fatto emergere un adescamento sessuale che l’indagato stava conducendo nei confronti di un ragazzino di quindici anni. Oltre ai file originali registrati durante gli abusi e allo smartphone utilizzato per le riprese, sono stati rinvenuti anche gli account utilizzati dall’uomo per inviare e richiedere materiale pedopornografico e per interloquire con le sue giovani vittime.

Tutto il materiale è stato posto sotto sequestro, mentre l’indagato è stato tradotto al carcere romano di Regina Coeli. Sia i poliziotti che i magistrati che hanno operato per la risoluzione del caso sono rimasti particolarmente colpiti dalla gravità delle condotte e dalla natura disumana dei crimini compiuti del genitore-orco; non era infatti mai capitato prima di accertare, in un singolo caso criminale, tutti i possibili reati previsti dal Codice penale in materia di sfruttamento dei minorenni per la produzione di materiale pornografico.