Flaminio-Parioli | Articoli

Shoah, tutti i luoghi della memoria del Flaminio-Parioli

di Redazione

Pietre d’inciampo, e poi targhe e vie intitolate ai personaggi della Resistenza e ai deportati della Shoah. La tragedia che si ricorda il 27 gennaio è avvenuta nella Capitale il 16 ottobre 1943, quando i nazisti hanno compiuto il rastrellamento.

Pietra d’inciampo in via Salaria

Diverse pietre d’inciampo, sampietrini d’ottone in memoria dei deportati, sono presenti di fronte a molti edifici della via Flaminia: al numero civico 21 ricordano la famiglia Levi deportata insieme ai coniugi Della Seta, al numero civico 171 abitavano la famiglia Romanelli, uccisa al campo di concentramento e al 215 è stata posta memoria di Anita di Capua e del marito Leone. Sono molti coloro che furono strappati dalle loro case dalla furia nazista anche nelle vie limitrofe: via Omero, via Lima, via Livorno e via Padova.

Le pietre dedicate a Ricchetti e Sacerdoti

Nel gennaio 2020 sono state posate le pietre del martire della Resistenza Renato Villoresi al civico 5 di via Gianturco, al numero 395 di via Flaminia in memoria di Edoardo Ricchetti ed Adele Elvira Sacerdoti  e, al civico 16 della stessa via sono state poste in ricordo di Elena Camerino Riccardo Guido Luzzatto.

Via Salaria ha una pietra d’inciampo al civico 195, di fronte all’abitazione in cui ha vissuto Franco Moscato, deportato e ucciso ad Auschwitz nel 1943. 

Viale Bruno Buozzi è intitolato al socialista e sindacalista martire della Resistenza trucidato dalle SS nel 1944, ma esistono anche le lapidi poste sulle mura esterne delle abitazioni o le targhe che è possibile trovare entrando all’interno di alcuni edifici del quartiere. Come nella Chiesa di Santa Croce, in via Guido Reni, 2, che, oltre ad essere un  edificio sacro, nasconde la coraggiosa storia di don Emilio Recchia e del suo vicario padre Alberto Tambalo. Don Emilio Recchia salvò la vita a cento ebrei nascondendoli durante l’occupazione tedesca.

Mafalda di Savoia

Accanto al cancello di Villa Polissena, in via Mafalda di Savoia 6, si nota un’edicola sotto alla quale c’è una targa commemorativa: parla della principessa Mafalda di Savoia, rapita e deportata nel campo di concentramento di Buchenwald il 23 settembre 1943.


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