Parioli | La storia

Quando Mafalda di Savoia fu rapita e deportata dai nazisti

di Claudio Lollobrigida

Fu al fianco degli attivisti antifascisti e su di lei si scatenò la feroce repressione dei nazisti. Settantasei anni fa Mafalda di Savoia viene rapita dai tedeschi e deportata nel campo di concentramento a Buchenwald, dove muore il 28 agosto 1944.

La principessa, figlia di Vittorio Emanuele III e di Elena di Montenegro, sposa nel 1925 Filippo d’Assia Kassel, con il quale vive a Villa Polissena, ai margini di Villa Ada. Durante l’annuncio dell’armistizio, l’8 settembre 1943, lei si trova all’estero, dalla sorella, distrutta per la morte del marito, il re Boris III di Bulgaria.

Roma e l’Italia sono nel caos più completo, ma in Mafalda la voglia di riabbracciare i suoi figli – nascosti in Vaticano – è troppo forte. Così, con mezzi di fortuna, viaggiando prima a Pescara e poi a Chieti, rientra a Roma. Lei è convinta di non rischiare ripercussioni, in quanto figlia del re e moglie di un tedesco.

Per questo non sospetta nulla del tragico destino che la attende. Il 23 settembre 1943 il colonnello Herbert Kappler la fa convocare a Villa Volkonski, sede dell’Ambasciata tedesca. La ragione? Far comunicare Mafalda con suo marito via telefono.

Ma niente di tutto questo accade. Non appena la principessa varca il cancello della villa, viene rapita e messa su un aereo per Berlino, per poi essere deportata a Buchenwald. Lì il suo calvario dura fino al 28 agosto 1944, data della sua morte.

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