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Flaminio stadio della Roma? Così fan Juventus e Udinese

di Daniele Petroselli

Lo stadio Flaminio, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe essere il nuovo impianto di proprietà della Roma, qualora il progetto Tor di Valle dovesse saltare. La notizia circola ormai da giorni e potrebbe essere davvero un punto di svolta per la struttura, creata da Antonio Nervi, ormai in stato di completo abbandono dal 2011.

Una struttura, per capienza, molto simile a quella dell’Allianz Stadium di Torino e della Dacia Arena di Udine, i primi due stadi di proprietà in Italia. Un business questo dell’impianto di proprietà del club, che all’estero rappresenta la regola, in Italia invece è l’eccezione. Vediamo perché.

L’interno della Dacia Arena, fonte Udinese.it

IL DIRITTO DI SUPERFICIE

In Italia, gli impianti sportivi sono di proprietà del Comune della città, che cede in concessione alla società sportiva, in cambio di un corrispettivo annuo, il diritto di utilizzo dell’impianto. La società sportiva si fa carico di tutti i costi di gestione e manutenzione ordinari (quelli straordinari restano a carico del Comune, salvo diverso accordo tra le parti), dell’organizzazione delle gare oltre una serie di interventi migliorativi sull’impianto stesso.  Juventus e Udinese invece, proprietarie dei due stadi, hanno invece acquistato la proprietà dei rispettivi impianti attraverso l’istituto del diritto di superficie. Cosa vuol dire? In pratica le amministrazioni comunali (proprietarie del suolo e dell’impianto) cedono il diritto di superficie degli impianti a privati (le due società). In entrambi i casi, l’accordo è a tempo determinato, per una durata di 99 anni e rinnovabile: questo, per evitare che, secondo la regola generale, allo scadere del termine il diritto di superficie si estingua e il proprietario del suolo diventi proprietario della costruzione.

L’Allianz Stadium di Torino, foto da Juventus.com

I NAMING RIGHTS DEGLI STADI

Il naming rights o diritto di denominazione consiste nel concedere i diritti di una proprietà (una proprietà immobiliare, un’infrastruttura, dunque anche uno stadio) ad uno sponsor in cambio di un corrispettivo e di un interesse congiunto alla valorizzazione non solo dell’edificio, ma anche del luogo circostante. In pratica lo sponsor acquista il diritto di abbinare il proprio nome (o il proprio marchio) allo stadio. Da una parte lo sponsor vede migliorare la propria immagine, dall’altra la società ottiene risorse aggiuntive per il proprio business. E così hanno fatto anche Juventus e Udinese, che hanno ceduto questi diritti rispettivamente al colosso tedesco delle assicurazioni Allianz e alla Dacia, casa automobilistica del gruppo Renault e storico partner del club friulano.


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