Parioli | La storia

Aprile 1802, da una vigna ai Parioli riemergono gigantesche ossa preistoriche

di Sara Fabrizi

Roma è una città fatta a strati. Tanto che, quando si scava, si finisce sempre per scoprire qualcosa: splendide statue, ville, tombe. Per la maggior parte, si tratta di ritrovamenti che rimandano all’epoca romana. Ma il sottosuolo della città custodisce anche reperti molto più antichi, che risalgono a centinaia di migliaia di anni fa. Sono le ossa fossili, che ci raccontano di una Roma preistorica, popolata da creature incredibili. Lo stesso quartiere Parioli, così moderno ed elegante, può dire di aver visto passare degli elefanti.

È la fine di aprile del 1802. In località Arco Oscuro, vicino all’odierna via dei Monti Parioli, alcuni contadini stanno lavorando nella vigna dell’avvocato Petrini. Preparano il terreno, rompendolo con le zappe, per renderlo più soffice. A un certo punto, i loro rozzi strumenti cozzano contro qualcosa di duro. Pensando, forse, che si tratti soltanto di una pietra, quelli continuano a insistere a forza di braccia. Colpo dopo colpo, cominciano a venire fuori degli strani frammenti. I poveri contadini, nella loro ignoranza, non sono in grado di capire quel che hanno di fronte finché dal terreno non riemerge lo scheletro di un gigantesco animale.

La notizia di quell’insolito ritrovamento fa subito il giro della città. Pochi giorni dopo, eccola sul Diario di Roma, la gazzetta ufficiale dello Stato Pontificio, che racconta: “Negli ultimi giorni dello scorso aprile, nella vigna del sign. Av. Petrini […] facendosi uno scassato per piantare viti, i lavoranti s’incontrarono in uno scheletro di animale che da essi non fu riconosciuto fin quando non videro delle ossa di smisurata grandezza”.

Molte delle parti risultano rovinate a causa dell’incuria dei braccianti. Altre, a contatto con l’aria, si sono letteralmente sbriciolate. Di cosa si tratti, difficile dirlo. Tanto che il giornalista commenta: “Non si può per ora decidere se questo scheletro appartenga ad un quadrupede o a qualche cetaceo”. Sarà il naturalista Carlo Lodovico Morozzo a fare chiarezza sull’identità dell’animale preistorico dei Monti Parioli. Egli, infatti, pur con molta difficoltà, raccoglie diversi frammenti ossei, tra cui un femore e dei denti. La scoperta di pezzi di zanne d’avorio lo convince di trovarsi di fronte a un antichissimo elefante.

La vicenda è raccontata nel volume di Typimedia Editore “La Storia dei Parioli”. 

La copertina de “La storia dei Parioli”

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