Flaminio | La storia

5 Aprile 1944. Quella passeggiata clandestina che tradì la famiglia Segre

di Sara Fabrizi

Via Omero 14, Istituto svedese di studi classici a Roma. Nell’asfalto, di fronte al portone, tre piccole pietre d’inciampo raccontano la storia di una famiglia ebrea. Si tratta di Mario Segre, insigne studioso di epigrafia, di sua moglie Noemi Cingoli e del loro bambino, Marco, di un anno e mezzo. Tutti vittime della Shoah. 

La data riportata è quella del 5 aprile 1944.

I Segre, da alcuni mesi, vivono nascosti all’interno dell’Istituto. Hanno dovuto abbandonare la loro casa. Con la città occupata dai tedeschi, restare lì sarebbe troppo pericoloso. Il 16 ottobre, all’alba, reparti delle SS rastrellano la zona del Ghetto e gli altri quartieri di Roma. Hanno scelto un sabato, giorno sacro per gli ebrei, per coglierli tutti di sorpresa. Mario e la sua famiglia riescono a sottrarsi alla cattura. La madre, Ida Luzzatti, e la sorella, Elena Segre, purtroppo no. Le prendono nel loro appartamento in via di Porta Pinciana 6 e le caricano sui treni piombati diretti ad Auschwitz. Braccati dai nazifascisti, Mario e la moglie riescono a trovare un rifugio sicuro in questo luogo, l’Istituto svedese di studi classici a Roma, grazie a Erik Sjöqvist, direttore della struttura. L’uomo, infatti, decide di mettere a disposizione il proprio appartamento direttoriale a chiunque stia fuggendo dalla persecuzione e dai bombardamenti. Una scelta coraggiosa, controbilanciata dall’infamia di tanti altri. In giro ci sono molti delatori e collaborazionisti. Uomini (e donne) senza scrupoli, pronti a vendere il proprio vicino di casa per qualche migliaio di lire. 

Qualcuno, in effetti, denuncia la presenza dei Segre nell’edificio. Ma quando la Gestapo si presenta per effettuare una perquisizione, Gurli Sjöqvist, moglie del direttore, affronta i militi tedeschi e minacciando sanzioni diplomatiche, li convince ad andarsene. Così, salva la vita dei Segre. Purtroppo, però, non fa che ritardare il momento dell’arresto. 

Quel 5 di aprile, la famiglia si concede una boccata d’aria dopo mesi di clandestinità. Mario, Noemi e il piccolo Marco escono per una passeggiata in compagnia di Filippo Magi, assistente di archeologia classica alla Direzione generale dei Musei pontifici. Lungo la strada, si imbattono in un plotone di soldati della Repubblica di Salò. Uno di loro, purtroppo, riconosce Noemi e la indica agli altri. Così, l’intera famiglia viene arrestata. Li conducono a Regina Coeli, prima di avviarli verso l’inferno di Auschwitz. È il 23 maggio 1944, quando raggiungono il campo di concentramento. Lo stesso giorno, vengono inviati nelle camere a gas.

La vicenda è raccontata anche nel volume di Typimedia Editore “La Storia del Flaminio” 

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