Flaminio | La storia

10 marzo 1980: in via Tiepolo sparano al cuoco Luigi Allegretti

di Sara Fabrizi

Gli anni di piombo non hanno risparmiato neanche il Flaminio. La scia di sangue, in questi anni di terrore, conduce fino in via Tiepolo 30. Davanti alla casa di Luigi Allegretti. Fa il cuoco in un ristorante al centro di Roma.

La notte del 10 marzo 1980, intorno alle 23.30, sta parcheggiando vicino alla sua abitazione. È appena tornato da un’intensa serata passata tra i fornelli. Alle sue spalle, però, c’è qualcuno: nell’ombra, una vespa bianca con a bordo due uomini si avvicina. Uno dei due estrae una pistola, gliela punta contro e fa fuoco. I colpi raggiungono Luigi, che si accascia esamine. Lo lasciano lì pensando di aver ucciso il loro obbiettivo.

Quando giungono i primi soccorsi, ormai non c’è più nulla da fare. Luigi Allegretti lascia una compagna e tre figli, di 2, 5 e 9 anni.

Allegretti è stato ucciso per uno scambio di persona. L’obiettivo dei due killer era Gianfranco Rosci, responsabile di una sede del Msi del quartiere Flaminio e residente al civico 38, poco distante dal luogo del delitto.

Una telefonata anonima rivela la verità: i killer, che si identificano come Compagni armai per il comunismo, credono di aver colpito Gianfranco Rosci, caposezione dell’Msi di via Signorelli.

Allegretti è stato ucciso per uno scambio di persona.

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