16 Aprile 2021 - 16:16 . Flaminio-Parioli . Cultura

Vita nuova per il Maxxi. Allo studio tre idee per rivoluzionare il museo

Il Maxxi
Il Maxxi

Vita nuova per il Maxxi. A dieci anni dalla nascita, celebrati nel 2020, il museo si appresta alla sua prima rivoluzione che darà un nuovo volto, anche fisico, al sito progettato da Zaha Hadid.

Tre i progetti messi a punto dalla governance guidata da Giovanna Melandri proprio sfruttando il periodo della pandemia, quando “il museo è rimasto chiuso ma mai spento”, ha raccontato la presidente ospite del webinar “Come cambia la cultura: i musei e le sfide della pandemia”, organizzato dalla camera di commercio di Roma e a cui ha preso parte anche Sylvain Bellenger, direttore Museo e Real Bosco di Capodimonte.

Con una cordata costituita proprio con l’ente camerale capitolino e altre realtà imprenditoriali, il Maxxi ha partecipato a un bando europeo per ricevere i finanziamenti e realizzare un Creative digital innovation hub. “Si tratta di un presidio che unisce arte e architettura, intelligenza artificiale, sistema produttivo e amministrazione – ha spiegato Melandri -. È un progetto di estensione, anche fisica, del Maxxi da fare con una cordata inedita, perché non si è mai visto in Europa che un museo possa guidare una cordata in cui c’è una dimensione produttiva, tecnologica e scientifica. Abbiamo passato il primo gate di selezione e spero che l’Europa riconosca questo come un progetto da finanziare”. L’idea è quella di realizzare un’officina artistica digitale, un calendario di progetti di residenze per artisti, architetti, creativi, ingegneri e scienziati che lavoreranno fianco a fianco.

La seconda iniziativa che il Maxxi ha in programma è una “sfida verde” con la realizzazione di un giardino nel retro del museo. “Noi non abbiamo un bosco come Capodimonte – continua Melandri – ma un enorme spazio pubblico di cui ora stiamo immaginando una evoluzione. Vorremmo creare un giardino nel retro del museo, e Capodimonte ci potrebbe aiutare, un grande spazio verde, degli orti urbani che siano un luogo di sperimentazione e ricerca sui temi dell’ambiente, del verde e della rigenerazione urbana”.

E poi, ha annunciato Melandri, “stiamo discutendo anche con il ministero per creare un’area in cui insediare un centro nazionale per il restauro del contemporaneo, in collegamento con le eccellenze che in Italia abbiamo nel settore. Il contemporaneo ha caratteristiche molto peculiari e questo vuole essere un luogo a servizio del sistema e non solo funzionale alle nostre esigenze”.