7 Ottobre 2020 - 12:26 . FuoriQuartiere . Cronaca

Sepoltura dei feti solo col consenso delle mamme: arriva la proposta di legge

Il luogo della sepoltura
Il luogo della sepoltura

Salvaguardare la privacy, e la dignità, delle mamme e dei loro bimbi mai nati. Dopo lo scandalo dei giorni scorsi, una legge regionale potrebbe mettere fine per sempre al caso dei nomi delle madri affissi sulle croci dei feti seppelliti.

A presentare la proposta sono stati Alessandro Capriccioli (+Europa) e Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti). L’obiettivo è quello di “disciplinare in maniera inequivocabile le modalità di trasporto e sepoltura dei feti e dei prodotti del concepimento”, spiega Capriccioli su Facebook.

E prosegue: “Quello che si è verificato al cimitero Flaminio di Roma è un fatto gravissimo: apporre al luogo in cui viene sepolto un feto la croce e il nome della donna senza il suo consenso è una violazione non solo della sua privacy, ma anche della sua libertà e della sua dignità. Oltre a questo, e quindi a prescindere dalle modalità, riteniamo inaccettabile anche il fatto stesso che senza una manifestazione di volontà da parte della donna si possa procedere alla sepoltura del feto”.

LO SCANDALO DEL CIMITERO FLAMINIO

Al cimitero Flaminio c’è un’intera area riservata ai feti, bianche croci di legno piantate su piccoli, singoli loculi. Su molte di queste croci è riportato il nome della madre. Anche a loro insaputa.

La denuncia choc, sui social, è arrivata da una donna che nei mesi scorsi aveva avuto un’interruzione terapeutica di gravidanza. Stando al post, alla signora fu chiesto se intendesse procedere con esequie e sepoltura. “Risposi che non volevo procedere – scrive la donna – per motivi miei, personali. Dopo circa sette mesi ritirai il referto istologico e pensando ai vari articoli sulle assurdità su sepolture di prodotti del concepimento, ebbi un dubbio. Decisi di chiamare la struttura nella quale avevo abortito e dopo aver ricevuto risposte vaghe decido di contattare la camera mortuaria”. Dove ha scoperto che “il fetino sta qui da noi. Stia tranquilla, anche se lei non ha firmato per la sepoltura, il feto verrà comunque seppellito per beneficenza. Non si preoccupi, avrà un suo posto con una sua croce e lo troverà con il suo nome”.

LA NORMATIVA

La questione nasce dalla complicata normativa sulla gestione dei feti post mortem nel Lazio: in assenza di un regolamento regionale (una proposta di riforma del 2015 non riuscì mai ad arrivare i in Aula) si fa riferimento al Regolamento nazionale del 1990, in base al quale, alla ventesima settimana di gestazione la sepoltura può avvenire su richiesta dei genitori o comunque su disposizione della Asl. Si appone una “croce in legno e una targa su cui é riportato comunemente il nome della madre o il numero di registrazione dell’arrivo al cimitero, se richiesto espressamente dai familiari” si legge sul sito della Ama.

Da qui si è scatenata l’indignazione generale per quella che è stata ritenuta una grave violazione della privacy, tanto da vedere l’intervento del Garante. E ora una legge regionale potrebbe mettere fine a tutto.