21 Luglio 2020 - 15:34 . Pinciano . Cronaca

Mura Aureliane, questa è la città segreta dei clochard. Ecco l’incredibile video

A POCHI PASSI DALLA NUOVA BIKE LANE CHE COLLEGHERÀ PORTA PIA CON PIAZZALE DEL VERANO, OLTRE VENTI SENZATETTO CERCANO RIPARO ALL’OMBRA DEGLI ALBERI
A POCHI PASSI DALLA NUOVA BIKE LANE CHE COLLEGHERÀ PORTA PIA CON PIAZZALE DEL VERANO, OLTRE VENTI SENZATETTO CERCANO RIPARO ALL’OMBRA DEGLI ALBERI

C’è un’umanità indifesa ed emarginata che vive lungo le Mura Aureliane. Tende, sacchi a pelo, cartoni, come mostra il video di un residente, Luca Laurenti, portavoce dell’organizzazione no profit Riprendiamoci Roma. Arrangiati come possono, decine di clochard trascorrono le loro giornate tra viale Pretoriano e Porta Pinciana, passando per i sottopassi di Porta Pia e via Catania. Accanto a loro scorre una linea, la nuova bike lane che collegherà la pista ciclabile Nomentana con la stazione Tiburtina e l’Esquilino. Un progetto di mobilità dolce che renderà più moderne molte zone di Roma, compresi il Trieste-Salario e il Pinciano. Ma sullo sfondo rimane quella sacca vuota di povertà che fa male.

La situazione sotto alle Mura Aureliane

“La polizia ci ha sgomberato da Termini a causa delle nuove norme sul Covid”, spiega Abhijat, indiano di Calcutta, “e noi ci siamo spostati a viale Pretoriano. Così siamo vicini al centro Caritas di via Marsala e al Policlinico Umberto I. Questo giardinetto è un punto strategico per chi come noi non ha casa né lavoro”. Lungo questo tratto di mura si susseguono tende e cartoni. A terra corpi semi coperti dormono al fresco degli alberi. E lungo la via si incontrano sacchi dell’immondizia ogni 5-6 metri. È l’immagine di un quartiere che corre a due velocità. Anche Paolo, 64 anni, portamento distinto, voce gentile e sguardo sofferente, fa parte del gruppo di italiani e stranieri che vivono accampati a ridosso delle Mura Aureliane. “Amo leggere”, dice. “In questo periodo mi sto dedicando ai racconti” di Anton Čechov. Sono bellissimi, mi fanno, sentire meno solo”.

Poco distante, a ridosso di via Veneto, vive Boris, un moldavo di 65 anni, ex carpentiere. Da oltre mille giorni vive sperando che Roma Capitale gli assegni una casa popolare, ma la realtà è ancora quella dura della strada. Ama pregare e sopra il suo materasso, accanto a un orologio, c’è un piccolo crocifisso con un fiore finto rosso. E poi una fila di luminarie natalizie, per dare l’idea che la festa può essere anche qui, non solo nelle case. Nel frattempo, a qualche centinaio di metri l’Accademia di Francia ristruttura 400 metri di Mura Aureliane, un progetto che prenderà quattro anni. Boris spera per allora di aver trovato una sistemazione migliore.

I sottopassi di Porta Pia

E nella terra di mezzo tra Porta Pinciana e viale Pretoriano, i sottopassi intorno a Porta Pia vivono una condizione oltre l’umano. Lo scorso 29 febbraio la polizia locale di Roma Capitale, insieme ad Ama, aveva eseguito un intervento di pulizia e sanificazione dei sottopassi di piazzale di Porta Pia e di corso d’Italia. Ora sono nuovamente in stato di abbandono. Gli ultimi del quartiere vivono nascosti tra i rifiuti, rannicchiati in giacigli di fortuna. Una situazione aggravata dall’emergenza Covid-19. Per quanto il numero dei contagi si sia notevolmente abbassato, il virus non è stato sconfitto. E i sottoscala nel quadrante di Porta Pia sono un potenziale focolaio.

Sono i paradossi di un’area che da un lato evolve grazie alla realizzazione di una nuova pista per le due ruote, dall’altra porta le cicatrici di un’umanità ferita e confusa.

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