14 Luglio 2020 - 10:15 . Flaminio . Cronaca

Morìa di pesci nel Tevere, le ultime analisi svelano una delle possibili cause

Alte concentrazioni di ammoniaca e ortofosfato, ma anche “un notevole carico organico”, forse legato alle forti precipitazioni avvenute il 4 luglio, che potrebbero aver innescato “fenomeni di anossia“, vale a dire mancanza di ossigeno. È questo il risultato parziale del primo campionamento vicino a ponte Vittorio Emanuele il 5 luglio scorso, dopo il secondo grave ritrovamento di pesci morti lungo le sponde del Tevere.

Già alla fine di maggio infatti c’era stata, nello stesso tratto, una strana morìa della fauna ittica. E in quell’occasione dalle analisi dei campioni raccolti dall’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Regione Lazio) è risultato che il fiume è in pessimo stato. Tra gli inquinanti è stato pure isolato un insetticida fuorilegge dal 2018, il Clothianidin. Stavolta invece i controlli, come si legge nel bollettino dell’agenzia, “hanno evidenziato una concentrazione notevolmente elevata dei nutrienti dell’azoto (principalmente ammoniaca) e del fosforo (principalmente ortofosfato).

Notevole è anche la presenza di materiale in sospensione, del Cod (letteralmente “domanda chimica di ossigeno” e rappresenta la quantità di ossigeno necessaria per la completa ossidazione per via chimica dei composti organici ed inorganici presenti in un campione di acqua, ndr) e dell’indicatore microbiologico di contaminazione fecale Escherichia coli“. Valori che, come si sottolinea nel documento, sono nettamente più elevati di quelli generalmente riscontrati durante il monitoraggio delle acque superficiali condotto nel 2019.

Pesci morti nel Tevere

Diversi invece i valori riscontrati nel campione prelevato il 6 luglio (insieme al personale della Asl RMm1 e alla Polizia di Roma Capitale), che sono notevolmente più bassi rispetto a quelli del giorno precedente. I dati sono ancora parziali ma per Arpa risulta “un notevole carico organico”, forse legato alle forti precipitazioni avvenute il 4 luglio, che potrebbero aver innescato “fenomeni di anossia“, ossia di mancanza di ossigeno.

Una situazione, quella del fiume capitolino, sempre più preoccupante. Tanto che nelle corse settimane sul portale change.org è partita una petizione per la salute del Tevere. In particolare i  proponenti chiedono “un provvedimento di urgenza affinché tutti gli scarichi fognari che riversano, dopo le piogge, le loro velenose acque nel nostro fiume, siano individuati e definitivamente chiusi”.

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