14 Aprile 2021 - 17:14 . Flaminio-Parioli . Cultura

Globe Theatre, queste sono le richieste degli occupanti

Il Globe Theatre occupato
Il Globe Theatre occupato

“Chiediamo un reddito di continuità, un riconoscimento del lavoro che facciamo quando non siamo occupati da estendere come reddito universale. Si parla solo di spazi con fondi pubblici e abbiamo bisogno di una revisione generale dei nostri contratti che sono imbarazzanti”.

Sono queste le richieste che arrivano dal Globe Theatre di Roma, occupato dalla mattina del 14 aprile dalla rete Lavoratori spettacolo e cultura. “A noi gli occhi, please”, recita lo striscione apposto sul palco del teatro in legno che si trova nel cuore di Villa Borghese. Una citazione, omaggio a Gigi Proietti, padre del Globe, ma anche una richiesta indirizzata innanzitutto al ministro della Cultura, Dario Franchini. “Lo aspettiamo qui” – dicono gli artisti.

Durante la conferenza stampa sui motivi dell’occupazione erano presenti, tra gli altri, anche Lorenza Fruci, assessora alla Cultura di Roma, Cristian Raimo, assessore alla Cultura del III Municipio, l’attore Ascanio Celestini, Carlotta Proietti, figlia del celebre attore, Stefano Fassina, consigliere del Comune e parlamentare di Leu, e Alessandro Fioroni, organizzatore generale del Globe Theatre.

“Non chiediamo la riapertura dei teatri, ci rendiamo conto che in questo momento di pandemia non sarebbe deontologicamente e sanitariamente possibile” – spiega Giulia Vanni, attrice e tra i coordinatori della rete dei Lavoratori dello spettacolo e cultura che stamane ha occupato il Globe -. “Anche perché – continua – tutte le false ripartenze finora annunciate sono state solo propaganda da parte del Ministero. È chiaro che finché non possiamo ripartire tutti in sicurezza non possiamo riaprire i teatri. Quando si parla di ripartenza dobbiamo ricordarci che non dobbiamo parlare solo di grandi strutture che prendono fondi pubblici, ma dobbiamo soprattutto dare una voce agli spazi più piccoli, in cui lavora il 70 per cento di noi. La nostra condizione di sofferenza – ha chiosato l’attrice – è endemica e va avanti da più di 30 anni, con i fondi che sono crollati. Abbiamo bisogno di continuità di reddito e di contratti”.