12 Gennaio 2021 - 16:35 . Flaminio-Parioli . Personaggi

Gipo Fasano: “Io, Le Eumenidi e quel legame con i Parioli che rimarrà per sempre”

Gipo Fasano
Gipo Fasano

All’ultimo Festival del Cinema di Roma è stato una delle più belle sorprese. Parliamo di Gipo Fasano, giovane regista che si è presentato con “Le Eumenidi“, come la terza tragedia dell’Orestea. Un film con solo 9 mila euro di budget ma soprattutto girato in gran parte nei nostri quartieri.

Vivo dal 2017 a Torino ma la mia famiglia è del Pinciano e qui ho vissuto gran parte della mia vita – ci racconta il regista 27enne -. Mi sono laureato in Architettura ma ho cominciato presto a sfogarmi con i primi racconti. Poi da operatore in tv, passando per programmi e telepromozioni, ho deciso di girare un cortometraggio”.

Un film costato poco dal punto di vista del budget ma per il quale ci sono voluti tre anni: “Non sapevo che ci avrei messo così tanto. Alla fine di 130 ore di riprese sono rimasti 70 minuti. Nell’adattamento, il giovane protagonista ha commesso un delitto e il padre, con le sue amicizie altolocate, cerca di salvarlo. E la pellicola narra questo viaggio attraverso il quartiere e la città del ragazzo, che aspetta il verdetto finale, perseguitato dai suoi demoni interiori. Poi l’ipocrisia finale, l’assoluzione, come in Eschilo”.

Un fotogramma del film “Le Eumenidi”

La persecuzione delle Erinni verso Oreste con Fasano diventa una storia ambientata nell’alta borghesia dei Parioli. E la scelta non è a caso: “Ho girato principalmente nel quartiere, passando per Villa Borghese, Valle Giulia, fino a scendere, attraverso le sue strade, alla palestra Fiermonte e allo stadio Olimpico. Avevo in mente quella Roma lì come ambientazione. Ma anche casa mia è diventata una location del film. È un film che aveva necessità di ‘vivere’ qui, in queste strade si è girato tanto cinema, come ‘Ladri di biciclette'”. Ma non finisce qui, perché come protagonisti non ci sono attori veri. E c’è una conoscenza del quartiere: “Valerio Santucci infatti è il proprietario del ristorante Al Caminetto, che è un’istituzione a viale dei Parioli. Di solito si girava quando poteva, nei weekend”.

Un ritorno alle origini questo film per Fasano, che queste strade le ha vissute per molto tempo. Un modo però per riscoprire il quartiere: “Sono cresciuto ai Parioli, ma poi ho fatto le scuole in centro, allontanandomi dal quartiere. Poi mi sono trasferito a New York, a Torino, mentre Architettura l’ho fatta a Roma Tre, quindi sempre lontano dai Parioli. Ho avuto un distacco forte dai luoghi della mia adolescenza. Quando ho iniziato a studiare a Torino, ho sentito che non avevo del tutto elaborato questo luogo. Ho sentito un richiamo fortissimo dei Parioli e ho ritrovato un quartiere nuovo. Nel senso che era per me un riscoprire tutto, come se fosse una novità”.

Una riscoperta però piacevole: “L’ho ritrovato vivibile, soprattutto nella parte bassa del Flaminio. Ci sono attività, c’è vita, cosa che manca ai Parioli. Lì aprono e chiudono attività nello stesso punto, c’è poco ricambio. Verso il Tevere c’è più vita. Ma devo ringraziare questo film, perché mi ha permesso di vivere il quartiere in maniera nuova“.

E ha ritrovato i luoghi del cuore: “A partire da viale dei Parioli, che è come una lunga piazza. Mi dispiace non aver inserito Villa Glori, che è uno dei punti nevralgici di ‘A mosca cieca’, film del 1966. E poi lo stadio Olimpico. Anche se qui siamo fuori dal quartiere, per me, ex ‘curvarolo’ giallorosso, è stato importante inserirlo. Ho potuto rielaborare con il film la passeggiata che facevo per andare allo stadio. Ero un privilegiato ad andare a vedere la partita così. A me piace camminare e poter camminare in una città così mal collegata e di grandi distanze è come vivere il quartiere in tutti i sensi”.

Ora però, in attesa della produzione del film, è pronto a lanciarsi in nuovi progetti. Ma sempre con i Parioli nel cuore: “Non so dove andrò, se rimarrò nel quartiere come ambientazione. Ho le mie radici qui e difficilmente riuscirò così tanto ad allontanarmi. Spero di poter portare certe sensazioni in altri personaggi“.