17 Novembre 2020 - 14:45 . Flaminio-Parioli . Curiosità

Del Bello: “Vi racconto il maestro Manzi, papà della didattica a distanza in tv”

Alberto Manzi nel 1960
Alberto Manzi nel 1960

di Antonio Tiso

Il maestro Manzi era un trascinatore. Lo amavano tutti i bambini. Si metteva sul piano dei più piccoli. Era un punto di riferimento per la sua capacità di dialogare stando davanti la cattedra e non dietro”. Francesca Del Bello, presidente del II Municipio, ricorda così una figura storica della cultura italiana, conosciuto di persona negli anni scolastici della prima infanzia.

Il 15 novembre 2020 è stata la ricorrenza dei sessant’anni dalla trasmissione Rai, in cui Alberto Manzi, maestro della scuola Fratelli Bandiera, diede vita alla didattica a distanza. “Non è mai troppo tardi” era il titolo del programma” ed era stato concepito come strumento di aiuto nella lotta all’analfabetismo, all’epoca ancora piuttosto diffuso, specie tra le persone più anziane.

Il programma ebbe grande successo e lo rese famoso. Riproduceva infatti in tv delle vere e proprie lezioni di scuola primaria, con metodologie didattiche innovative. Manzi al suo “provino” strappò il copione che gli era stato dato e improvvisò una lezione alla sua maniera, dinanzi a classi composte di adulti analfabeti o quasi.

“Con il maestro facevo ginnastica ed era straordinario – prosegue Del Bello -. Ma poi lo rivedevo spesso alle case popolari dove abitavo, al Tiburtino II. Qui vivevano anche i suoi genitori. Noi piccoli al pomeriggio giocavamo in cortile e quando arrivava lui, col suo cane lupo, correvano tutti a salutarlo. Lo percepivamo come uno di noi. Ma poi ho avuto modo di apprezzarlo anche come pedagogo durante i miei studi universitari a Villa Mirafiori. Crescendo alle case popolari aveva compreso il valore dell’istruzione e della cultura come strumento di riscatto sociale. Poi era un vero innovatore: portava i suoi allievi a fare spedizioni di scienze a Villa Narducci. E mio zio, che era fotografo, lo accompagnava spesso a fare foto della natura che poi lui usava a scuola durante le spiegazioni”.