9 Gennaio 2021 - 12:13 . FuoriQuartiere . Retesociale

Da hotel per turisti ad albergo per i poveri: così il Marco Polo si è salvato dal crack

A destra, Diego D'Amario, titolare dell'hotel
A destra, Diego D'Amario, titolare dell'hotel

di Antonio Tiso

Da hotel tre stelle per turisti, ad albergo inclusivo, rivolto anche ai poveri. È la trasformazione – temporanea – del Marco Polo, in zona Termini, al tempo del Covid.

Dopo il lockdown i fratelli D’Amario, Diego e Lorenzo, proprietari dell’hotel, si sono guardati in faccia: “Con la città svuotata di viaggiatori, o chiudiamo o ci inventiamo qualcosa”, si sono detti. Da lì è nata un’idea apparentemente folle, ma in realtà illuminata: “Siamo volontari della Comunità di Sant’Egidio alla parrocchia di Sant’Agnese, sulla Nomentana. Ci sono molte persone che vivono per strada o si trovano in emergenza abitativa. La pandemia rende la loro condizione ancora più a rischio. Perché non riserviamo una parte delle nostre camere alle persone che di solito assistiamo nelle ronde della solidarietà? Loro potrebbero pagare una quota simbolica e noi potremmo fare qualcosa di utile socialmente, ma anche rientrare dalle spese fisse per le utenze dell’hotel, senza andare in perdita”.

Il titolare dell’hotel, Diego D’Amario

Un ragionamento semplice ma coraggioso. Quanti nei panni dei due giovani imprenditori – hanno aperto l’attività due anni fa – avrebbero escogitato un piano B di questo tipo? Basta fare due passi nel centro storico a Prati per farsi un’idea di quanti hotel siano chiusi da inizio pandemia. Eppure, entrando al Marco Polo, al civico 39 di via Magenta, si percepisce un’atmosfera familiare. Gli ospiti sono consapevoli che questa non sarà per loro una soluzione definitiva, ma intanto sono compagni di viaggio da oltre sei mesi e probabilmente lo saranno ancora per un po’. Almeno finché la situazione generale non si allevierà.

Una camera dell’hotel

Nel frattempo all’interno della struttura si alternano volontari di Sant’Egidio per dare una mano e si inizia a immaginare nuove soluzioni abitative per il futuro di queste persone. “Metà delle camere disponibili, 14 su 28, le abbiamo destinate ai meno abbienti”, spiega Lorenzo, che vive a Città Giardino, nel III Municipio. “Il resto dell’hotel lo abbiamo mantenuto libero per i lavoratori di passaggio a Roma e per gli studenti. Alcuni ospiti sono arrivati tramite le segnalazioni delle parrocchie. Ci sono single, coppie e nuclei familiari. Ognuno ha un bagno privato, mentre il cucinino è in comune. Tutte le stanze sono riscaldate, hanno un piccolo frigo, una piccola cassaforte per i valori, una tv e armadi capienti”.

Il futuro è un’incognita per tutti in questo momento, ma per le famiglie che hanno trovato casa al Marco Polo, intanto, il presente è tornato a sorridere un po’.