25 Ottobre 2020 - 16:36 . Flaminio . Cronaca

Covid, così una palestra del Flaminio ha chiuso per sempre dopo il lockdown

“Prima il lockdown e poi le varie restrizioni ci hanno costretto a dimezzare le attrezzature che avevamo nella nostra palestra, con i nostri clienti che avevano paura di tornare: una situazione che ha portato al tracollo della struttura”.

Pietro Gagliardi, fondatore ed ex direttore del White Cloud Studio di via Tiepolo, al quartiere Flaminio, ha spiegato i motivi per cui il primo studio e la prima scuola di formazione in Italia di gyrotonic ha dovuto chiudere per sempre i battenti. Il Gyrotonic è un sistema di allenamento che si basa sui principi chiave dello yoga, della danza, del nuoto e delle arti marziali.

“La storia è molto semplice e penso sia comune a molte realtà”, racconta Pietro. “Noi ci siamo occupati per oltre 20 anni solo ed esclusivamente di questa disciplina, con la nostra struttura che ha sempre funzionato sia come studio per l’allenamento dei clienti, sia come scuola di formazione”.

Per questa struttura il periodo di maggiori entrate andava da marzo a giugno, perché “le persone tornano nelle palestre, si vogliono allenare, i corsi di formazione sono molto attivi. Insomma, sono dei mesi in cui la struttura riesce a coprire anche i periodi in cui l’attività va meno bene”.

Per questo motivo, l’aver dovuto chiudere la palestra proprio in quel periodo ha significato per il White Cloud Studio non riuscire più a produrre le risorse necessarie per andare avanti in futuro.

“La nostra era una grande struttura con molto personale”, continua Pietro. “Parliamo della la prima scuola di formazione italiana di gyrotonic”.

palestra flaminio
UN MACCHINARIO PER L’ALLENAMENTO GYROTONIC

Un’eccellenza non solo del quartiere Flaminio e di Roma, ma italiana, che non è riuscita a farcela a causa della chiusura forzata dovuta all’epidemia da Covid-19. Pietro però non si piange addosso: “Non ne faccio una colpa a nessuno. Il nostro studio, la nostra realtà, ha rappresentato quello che è successo e che sta succedendo in generale: avevamo una struttura che purtroppo non possedeva, per così dire, un sistema immunitario abbastanza forte, e per questo abbiamo dovuto rinunciare a quel tipo di organizzazione”.

Dopo la chiusura del White Cloud Studio, infatti, Pietro e tutti gli altri soci stanno trovando modi alternativi per ripartire: “Non potendo proseguire il viaggio insieme, per l’impossibilità di sostenere la struttura su cui ci reggevamo, ognuno di noi si è riorganizzato, operando in modo individuale”.

Come dice Pietro, “il Titanic è affondato, ma per fortuna avevamo abbastanza scialuppe per salvarci tutti quanti, potendo sfruttare la nostra professionalità”.

Quello che è successo, seppure abbia causato la chiusura di una struttura così importante, “speriamo porti una maggiore attenzione a quelle discipline, come il gyrotonic o il pilates, che si trovano oggi in una terra di nessuno. Perché se un albero si sacrifica, che almeno i semi dei suoi frutti ne facciano crescere altri”.

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