17 Novembre 2021 - 16:58 . Flaminio-Parioli . Cultura

Casino dell’Aurora all’asta: Montanari chiede l’intervento dello Stato

Il dipinto del Caravaggio sul soffitto di Villa Ludovisi
Il dipinto del Caravaggio sul soffitto di Villa Ludovisi

di Daniele Magrini

Quarant’anni fa fu la Procura della Repubblica di Roma a bloccare la vendita all’asta di Villa Ludovisi, meglio conosciuta come Casino dell’Aurora, la perla della zona Flaminio-Parioli, ancor più di Villa Borghese. Adesso, a chiedere il blocco dell’asta, già bandita dal Tribunale capitolino, è lo storico dell’arte e docente universitario Tomaso Montanari: “Fermiamo questa vendita al miglior offerente – dice Montanari – Non è possibile vendere a qualche Paperone sparso per il mondo, la più bella villa di Roma, che contiene l’unico dipinto murale di Caravaggio, lo splendido Nettuno e Plutone, e l’Aurora del Guercino. Blocchiamo l’asta – sottolinea Montanari – nominando una commissione di esperti, con varie competenze che si pronunci intanto sul prezzo di vendita stabilito in 471 milioni di euro, che a me non pare congruo, ma che prefiguri anche un successivo intervento dello Stato, a tutela di un bene che dovrebbe tornare in mani pubbliche“.

Di tempo non ne rimane molto. L’asta telematica si aprirà il 18 gennaio e si consumerà nell’arco di 24 ore. Tanto basterà per capire se, tra i 20.000 super-ricchi sparsi in tutto il mondo a cui è stata inviata una mail di segnalazione dell’“affare”, ci sarà qualcuno in grado di depositare subito il 10% del prezzo fissato, e cioè quasi 50 milioni di euro. E poi di controbattere agli eventuali rilanci.

Il Tribunale di Roma ha messo all’asta la splendida tenuta, alla luce dello scontro ereditario in atto tra i figli del proprietario, il principe Nicolò Boncompagni Ludovisi deceduto nel 2018 e la sua terza moglie, la texana Rita Jenette. Un pignoramento di una parte della tenuta, senza esito di ristoro da parte di nessuno degli eredi, ha indotto il Tribunale di Roma a mettere all’asta l’intera villa.

Quarant’anni fa, invece, la Procura intervenne su esposto del principe, che contestava il valore, a suo parere esiguo (8 miliardi e mezzo di lire), attribuito alla villa dal perito del tribunale. Una vita tormentata, insomma, quella di questa splendida tenuta cinquecentesca, appartenuta ad una casata prestigiosa, quella Boncompagni-Ludovisi, che ha anche annoverato due papi.

“Un Paese normale – dice Tomaso Montanari – non dovrebbe consentire che la più bella villa della città andasse all’asta. In virtù della cosiddetta legge del mercato, non si possono sottoporre ad una guerra di rilanci, opere come quelle di Caravaggio e del Guercino, che dovrebbero invece essere di nuovo disponibili per il godimento pubblico”.

La commissione di esperti che Montanari propone, potrebbe essere chiamata a pronunciarsi anche sul prezzo: “Per me non dovrebbe superare i 100 milioni di euro. Quello fissato é troppo alto – dice lo storico dell’arte – e affievolisce la possibilità di intervento dello Stato. La cifra a mio parere non è congrua – continua Montanari – proprio a partire dalla valutazione che è stata data al dipinto del Caravaggio, che essendo fissato sul soffitto della villa, vale di meno di una tela trasportabile nel salotto di un facoltoso finanziere o di un ricco sceicco. Si è aperto un dibattito e molti esperti la pensano come me. Altri invece inneggiano al libero mercato, dimenticando la nostra cultura che in merito alle opere d’arte ha sempre sottolineato il rispetto del pubblico godimento. Lo abbiamo fatto scrivere perfino nel Trattato di Maastricht”.

Tomaso Montanari spiega nell’intervista in video come “lo Stato possa intervenire a tutela dell’interesse pubblico, attraverso la rivendicazione del diritto di prelazione, o anche l’esproprio di un bene, già molto poco accessibile, ma che diverrebbe ancor più inaccessibile”.