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Servizi anagrafici, la “rivoluzione digitale” senza contanti

di Federica Capati

Addio contanti e benvenuti bancomat-carte e prepagate. L’anno nuovo ha portato con sé una vera e propria rivoluzione digitale negli sportelli anagrafici del Trieste-Salario e della Capitale. Dal primo gennaio 2019 i servizi dell’anagrafe non possono più essere pagati con banconote o monete, ma solo con le carte. Anche gli atti del costo di 26 centesimi.

Ma in più occorrerà pagare una commissione alla banca, diversa a seconda dell’importo da erogare: dieci centesimi per i certificati che costano fino a 10 euro, cinquanta centesimi se si spendono dai 10 ai 100 euro. Due euro per gli importi fino a 300 euro. Anno nuovo, rivoluzione nuova, dunque. I problemi, però, restano sempre gli stessi. Perché nonostante l’amministrazione capitolina abbia “bandito” i contanti dagli uffici anagrafici, nelle sedi del II Municipio, molti sportelli non sono dotati di Pos, il dispositivo elettronico per i pagamenti via bancomat o carta di credito.

Il caso
Lo sanno bene i residenti del II Municipio che, andando all’ufficio di via Dire Daua, nei primi dieci giorni di gennaio, hanno trovato solo tre Pos funzionanti, su sei sportelli attivi. Una situazione che si ripete anche nella sede di piazza Grecia. Nel piccolo ufficio del Villaggio Olimpico, ci sono solo due Pos, su tre sportelli. Ma è in via Goito, in zona Castro Pretorio, che le cose precipitano: su nove sportelli, solo due sono dotati del collegamento per pagare con carte e Bancomat. Come ovviare a questo “piccolo” problema? Lo racconta a RomaH24 una fonte degli uffici di via Dire Daua: «Sappiamo che nei prossimi giorni dovrebbero arrivare altri Pos – spiega – . Nel frattempo, però, stiamo cercando di tamponare il problema, anche se non è facile. Ad esempio, indirizziamo chi deve pagare un atto agli sportelli dotati di Pos, oppure facendoli subentrare in fila solo per il pagamento».

Un po’ di cronistoria
La rivoluzione di pagamento digitale era nell’aria da tempo. Tanto che sarebbe dovuta partire dal primo luglio 2018. Ma facciamo un passo indietro. Con un avviso sul sito del Comune di Roma, in data 28 febbraio, il Campidoglio informa i romani della novità. Fino al 30 aprile 2018 sarà possibile pagare sia con i contanti, che tramite Pos. Fino al 30 giugno ancora in vigore la doppia modalità, ma i contanti possono essere usati solo per pagare importi inferiori ai 3 euro. Dal primo luglio 2018 niente più contanti negli uffici anagrafici. Se non fosse che, di nuovo con un avviso, il 22 giugno 2018 il Campidoglio avverte i cittadini di una proroga. Fino al 31 dicembre 2018 sarà ancora possibile pagare in contanti.

I dubbi della politica
Insomma, il 2019 ha portato con sé una grossa novità per tutti i romani – non per tutti gradita, però. La presidente del II Municipio, Francesca Del Bello, non nasconde le sue perplessità: «So che i Pos non sono sufficienti a coprire gli sportelli. Ho già fatto richiesta all’amministrazione capitolina per averne altri. Mi rendo conto che così la situazione è insostenibile. Tanto per i dipendenti dell’anagrafico, costretti a fronteggiare in prima linea il problema, quanto per chi non possiede o non sa adoperare un Bancomat». Infatti chi non ha una carta o un bancomat è costretto a farsi rilasciare dal Municipio una sorta di bollettino, la cosiddetta reversale, che si può pagare in contanti, ma solo in tabaccheria. Nel Trieste-Salario, la tabaccheria più vicina si trova a 200 metri dall’ufficio anagrafico di via Dire Daua. Dopo aver pagato in contanti si torna in Municipio con la ricevuta e fare un cenno all’impiegata che stava rilasciando il servizio prima dell’interruzione, farsi reinserire in fila, e completare le operazioni. «Sono scettica – continua la minisindaca – Non credo che questa novità porterà i benefici che sperava il Campidoglio. Se si dovesse bloccare il Pos, poi, andrebbe tutto in tilt».

Cosa peraltro già accaduta: raccontano gli impiegati di via Dire Daua che tutti i Pos hanno smesso di funzionare nella mattinata del 10 gennaio. Il guasto sarebbe stato di breve durata, sufficiente però a mandare in confusione utenti e impiegati. «Occorreva per prima cosa garantire un periodo di transizione – conclude la minisindaca – lasciando comunque la possibilità di pagare con la doppia modalità». Anche il Consiglio del II Municipio si è mostrato contrario alla rivoluzione digitale dei pagamenti. Lo scorso 17 gennaio, infatti, durante la seduta consiliare, è stata proposta una mozione urgente dalla maggioranza, con la richiesta di revocare il pagamento unicamente tramite Pos.

(ha collaborato Camilla Palladino)

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