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Lo spettro della speculazione edilizia spaventa i mercati rionali

di Daniela Mogavero

Sono oltre 60 i mercati rionali di Roma in attesa di una proposta ufficiale da parte del Comune di Roma per la nuova Convenzione per la gestione delle strutture. Ma queste strutture, oltre alla crisi ormai acclarata e che dura da anni, oggi vedono all’orizzonte anche un altro spettro: quello della speculazione immobiliare. Il sospetto sempre più insistente è che portare allo strenuo gli operatori delle Ags (Associazioni di gestione dei servizi) serva per far passare sotto silenzio un trasferimento di queste strutture, cardine dei quartieri, in mano privata.

In questa situazione ci sono anche i mercati del quartiere Trieste-Salario:  il Trieste, di via Chiana, il Savoia di piazza Gimma, il Nomentano di piazza Alessandria e il Pinciano di piazza Giovanni Antonelli. Strutture che fanno gola a molti, insieme ai parcheggi annessi, perché si trovano in aree di prestigio dove le zone edificabili scarseggiano e sono sempre più ricercate.

«Ci hanno messo di fronte questa bozza ufficiosa – dice uno degli operatori – in cui si aumentano responsabilità, oneri e costi a fronte di una riduzione delle risorse, per costringerci a non firmare, per dare a noi la responsabilità del mancato accordo. Ma noi vogliamo dialogare e vogliamo restare nei nostri mercati, non vogliamo che li prenda qualcuno per farci palazzoni, come già tentato anni fa». Una posizione condivisa dai presidenti delle Ags e dai gestori dei banchi, che rievocano una “truffa sventata”, quella della cosiddetta “Delibera Cam”, fermata dopo settimane di proteste, notte e giorno, davanti al Campidoglio.

La delibera 129 e la cam di Marinelli
La Delibera 129 del 2011 prevedeva uno scambio immobiliare tra il Comune e la Cam srl, secondo cui l’impresa di Angelo Marinelli, avrebbe dovuto fornire all’amministrazione un numero non meglio precisato di alloggi per housing sociale (in periferia) in cambio di tre mercati rionali, ceduti dal Campidoglio, con annesse autorimesse da centinaia di posti auto.

I tre mercati in ballo erano tutti in quartieri prestigiosi: si trattava del Mercato Trieste, del Mercato Pinciano e del Mercato Metronio (MagnaGrecia). Inizialmente il progetto prevedeva che i mercati venissero rasi al suolo e che al loro posto si potessero costruire, con un notevole aumento di cubatura, appartamenti di lusso, con box e parcheggi. Una variante poi scomparsa improvvisamente prima che il testo approdasse in Consiglio.

La Cam avrebbe vantato questi diritti sui tre mercati perché in base a quanto inserito nel Piano Urbano Parcheggi (Pup), era titolare di tre concessioni per ampliamento di autorimesse, in altre zone della città e aveva chiesto e ottenuto di ricollocare i diritti per i parcheggi.

Nel 2012 la Delibera Cam, come è stata ribattezzata, era stata approvata dalla Giunta Alemanno, ma dopo numerose proteste degli operatori dei mercati rionali, un esposto in Procura e un presidio di quattro mesi tra fine 2012 e inizio 2013 in Campidoglio delle associazioni di settore, tra cui Carteinregola, il testo venne ritirato e mai votato in Consiglio.

Dopo un anno anche la Procura si mosse indagando Lucia Funari, ex assessore al Patrimonio della giunta Alemanno e lo stesso Marinelli. Le ipotesi della procura erano corruzione, istigazione alla corruzione, truffa aggravata e abuso d’ufficio.

Centinaia di appartamenti di lusso e box
Il progetto della Cam e degli altri che avevano puntato il business dei mercati era quello di svuotare i mercati, abbatterli e ricostruire. Immobili commerciali, ad uso abitativo, box e posti auto. Con un consistente aumento di cubatura e anche di valore.

Un piano che fino ad ora non è andato a buon fine, ma che si teme possa essere stato soltanto messo da parte in un cassetto per essere tirato fuori al momento opportuno.

Le associazioni e i presidenti, però, temono che esistano dubbi anche sulla fattibilità tecnica dei progetti, per esempio per l’ampliamento dei parcheggi, con scavi sotterranei e la realizzazione di un ulteriore piano interrato. Come nel caso del mercato Trieste, che risale alla seconda metà degli anni Cinquanta.

All’epoca della Delibera, la stessa Cam, in un protocollo d’intesa siglato con gli operatori del mercato di Via Chiana nel gennaio 2012 aveva ammesso che «la struttura portante dell’attuale edificio non è stata progettata per ospitare né ulteriori piani interrati, né ulteriori piani sovrastanti e quindi si opererebbe con un costante pericolo di cedimenti o crolli».

LEGGI la prima parte dell’inchiesta (a cura di Daniela Mogavero)

 

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