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Cittadini fragili: la casa famiglia di via Dalmazia è a rischio

di Marco Liberati

Nell’edizione di luglio di RomaH24, appena uscita nel quartiere, ci siamo occupati della casa famiglia “Alessandria” di via Dalmazia 29, un’abitazione che accoglie otto persone con disabilità mentale lieve gestita dalla cooperativa Gma. Purtroppo su questa casa pende un sfratto che ha radici lontane: questa mattina era in programma il quinto accesso ai locali, stavolta anche con l’intervento della forza pubblica, ma l’ingresso nella casa è stato rimandato a data da destinarsi. Tutto nasce, spiega Giancarlo Cantagallo, general manager della cooperativa, da una acquisizione effettuata nel 2017. “Il primo aprile – racconta il dirigente – si concretizza il passaggio di ramo aziendale dalla Cooperativa Europa, da cui riceviamo l’immobile, in affitto, di via Dalmazia”. Ci sono anche dei debiti pregressi, tra cui delle morosità verso la proprietà, “ma ci attiviamo per cercare di chiudere queste pendenze”. Tutto prosegue normalmente fino al 18 ottobre 2017, quando arriva l’improvvisa notifica di sfratto. “Non ci è stato comunicato nulla – insiste Cantagallo – e a fronte di questo atto giudiziario ci siamo resi disponibili per chiudere le pendenze esistenti, ma a questa proposta non ci è mai stata data risposta”.

Gli otto disabili rischiano di non avere più una casa
La cooperativa continua a pagare, nonostante lo sfratto in corso, 2800 euro mensili, “come indennità di occupazione e con puntualità”, ma l’iter giudiziario è proseguito con il primo ingresso dell’ufficiale giudiziario  a gennaio 2018, a cui sono seguiti i successivi, fino a quello di oggi, “tutto con inevitabili ripercussioni psicologiche per i nostri otto utenti”, ci spiega la responsabile della struttura. Gli abitanti della casa dovevano partire per le vacanze estive, ma la situazione di emergenza ha bloccato tutto. “Un accesso senza la presenza dei disabili avrebbe conseguenze disastrose, visto che l’appartamento potrebbe essere sigillato – continua Cantagallo -, ma c’è un contraccolpo ancora più delicato: in questa casa si vive su equilibri costruiti faticosamente nel tempo, attraverso un cammino verso una maggiore autonomia che ora rischia di bloccarsi. Lo spostamento in una nuova casa rischia di far tornare indietro tutto”.

L’intervento del Comune e della Asl
Tra gli abitanti sono presenti situazioni familiari disastrose e soprattutto ci sono 8 amministratori tutelari a cui è necessario fare riferimento, ma esiste una questione aperta anche con il Comune di Roma e la Asl Roma A. “Il Dipartimento politiche sociali del Campidoglio si è mosso per cercare una soluzione – racconta ancora il manager della Gma – mentre dalla Asl non abbiamo avuto appoggio, anzi, dobbiamo ancora recuperare 300mila euro“. Una via d’uscita sarebbe a portata di mano, se supportata burocraticamente: “Non vogliamo rimanere a ogni costo qui – insiste Cantagallo -. Stiamo cercando un nuovo appartamento da mesi, ma in questo quartiere troviamo la resistenza dei proprietari, che alla parola “casa famiglia” fuggono, additando scusa risibili, come regolamenti condominiali che non consentirebbero strutture di questo tipo”. Tutto questo nonostante le ampie garanzie economiche presentate. “Per questo stiamo valutando lo spostamento in zona conca d’Oro, ma questo comporterebbe un cambio di distretto, dal secondo al terzo, con tutta una serie di adempimenti amministrativi che non trovano risposta da parte della Asl”. In questa vicenda emerge, al di là della questione economica e degli interessi privati, una carenza sotto il profilo della tutela di cittadini svantaggiati e deboli, che rischiano di perdere certezze acquisite faticosamente negli anni.

GUARDA l’intervista all’amministratore della Gma

LEGGI lo speciale sulla casa famiglia (a cura di Marco Liberati)

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