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In viale Etiopia e via di Trasone il record di biossido di azoto

di Marco Eremita

Il 100% dei cittadini di Roma è costantemente esposto a un livello di biossido di azoto dannoso per la salute. Sono 120, quasi una ogni tre giorni, le morti premature imputabili ogni anno all’esposizione al biossido di azoto in quantità superiori al limite stabilito dalla legge.  È quanto emerge dai dati elaborati dal Dipartimento di epidemiologia del Lazio a partire dai campionamenti realizzati nell’ambito dell’iniziativa “NO2, No grazie!” portata avanti da Cittadini per l’Aria e Salvaiciclisti Roma.

E nel quartiere Trieste-Salario la situazione è anche peggiore. Novantacinque microgrammi per metro cubo, oltre il doppio rispetto a quanto previsto dalla legge. È questo infatti il valore massimo di NO2 – il biossido di azoto – registrato dai rilevatori posizionati in piazza Addis Abeba nel febbraio dello scorso anno. Un progetto scientifico partecipato che ha visto un’adesione ampia e convinta della popolazione e che, con ogni probabilità, verrà ripetuto nuovamente il prossimo anno. Per la precisione sono 95.4 µg/m³ contro i 40 µg/m³ indicati dalla legge come massimo consentito e superiore di quasi 5 volte ai 20 microgrammi per metro cubo fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità come soglia di non-effetto.

Ma che cos’è il biossido di azoto? Si tratta di uno degli ossidi di azoto, prodotti per l’80% dai mezzi di trasporto, di cui il 92% dai motori diesel (dati Ispra 2015), compresi quelli Euro 6 di ultima generazione che si è scoperto violare i limiti europei nove volte su dieci, arrivando a concentrazioni superiori anche di 13 volte. Cosa comporta per la salute? Numerosi studi e ricerche internazionali concordano sulle conseguenze: dall’irritazione delle mucose ad asma e bronchite, fino ad enfisemi ed edemi polmonari nei casi più gravi. In generale dunque un aumento della mortalità e danni potenziali a carico di tutti gli organi del corpo umano; un pericolo che si sviluppa addirittura prima della nascita, trattandosi di un inquinante in grado di sorpassare anche la barriera placentare.

Ma facciamo un passo indietro. Tra febbraio e marzo del 2018 oltre 150 cittadini hanno deciso di adottare un campionatore: una piccola ampolla contenente dei reagenti chimici in grado di registrare la concentrazione di biossido di azoto. Distribuiti sul tutto il territorio cittadino, i campionatori del Trieste-Salario hanno conquistato un triste primato; se quello installato in viale Etiopia ha registrato il valore più alto in termini assoluti, il terzo gradino di questo inquietante podio – alle spalle di via Casilina a Torpignattara – è occupato da via di Trasone, beffardamente ad appena 200 metri in linea d’aria dal polmone verde di Villa Ada, con ben 88,4 microgrammi per metro cubo.

Un quadro senza dubbio allarmante, alla luce anche delle tante precipitazioni avvenute durante il periodo di misurazione, inclusa la nevicata che ha paralizzato il traffico, che hanno sicuramente contribuito a livellare al ribasso l’inquinamento. Se da una parte il Trieste-Salario ha conquistato la maglia nera, non se la passa poi tanto meglio il resto di Roma: il 79% dei rilevatori ha registrato valori superiori ai limiti stabiliti dalla legge, in particolare, come prevedibile, in prossimità delle arterie più trafficate.

«La soluzione a questo problema c’è ed è benefica per tutti – commenta Paolo De Luca, referente per Salvaiciclisti-Roma, per la campagna “NO2, No Grazie” – usare meno l’auto privata come avviene in tante città europee e a breve anche a Milano». E infatti è anche sulla base dei risultati emersi da questo studio che la sindaca, Virginia Raggi, ha annunciato il divieto di circolazione per i veicoli mossi da motori diesel Euro 3 – all’interno della Ztl e dell’anello ferroviario – a partire dal prossimo primo novembre.

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