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Il Museo delle Forze Alleate al Relais 6. La perla del quartiere

di Sara Fabrizi

Chiamando allo 0685358888, una voce cortese dall’altro capo della linea risponde “Relais 6”. Un elegante albergo in una palazzina anni ’30, in via Tolmino 6, che nasconde al proprio interno una collezione straordinaria, visitabile su appuntamento. È il Museo delle Forze Alleate in Italia, allestito nel corso di dieci anni dal proprietario della struttura, Salvatore Rizzacasa. Appassionato di storia della Seconda Guerra Mondiale, con un padre nell’esercito, distaccato in marina, Rizzacasa fa da cicerone a chiunque voglia ammirare gli oltre duemila pezzi (confessa di non averli mai contati) di questoluogo unico, ascoltando dalla sua voce le spiegazioni sull’utilizzo dei vari oggetti qui raccolti.

“È una collezione nata per caso. Nel 1995 sono stato in vacanza in Normandia e ho visitato tutti i musei dello sbarco, scoprendo poi di avere in casa molti degli oggetti che vedevo raccolti nelle esposizioni” racconta a Romah24, illustrando i vari pezzi che ha messo insieme. Il museo prima si trovava all’esterno, in una depandance del cortile, ma oggi è stato spostato in una stanza un po’ più piccola. L’intenzione sarebbe stata quella di aprirlo alle scuole, realizzando anche una sala per proiezioni, ma non sono stati ottenuti i permessi necessari.

In un angolo, su un tavolo d’epoca, è raccolto tutto il materiale da ufficio: una macchina da scriverecarta da lettere, pennini, lenti d’ingrandimento. Sulla parete accanto si apre la sezione dedicata agli armamenti, così ricca da ospitare non solo fucili di ogni foggia, ma anche bombe, granate e persino una curiosa valigetta di bombe disattivate. “Queste venivano portate e lasciate nelle scuole per spiegare ai bambini cosa non dovevano toccare, per evitare incidenti” spiega Rizzacasa. Tra i tanti cimeli anche le divise dei vari corpi – dai paracadutisti ai carristi – tra cui spicca la divisa femminile, indossata dalle donne che lavoravano nei campi in Inghilterra, inquadrate anch’esse militarmente. Poi decine di scatolette del rancio, pacchetti di sigarette e tabacco. Lo spazio non è
sufficiente a contenere davvero tutto: dei mezzi di terra che si potrebbero esporre c’è soltanto una bicicletta pieghevole. Una motocicletta, che si vede in fotografia, è chiusa in un magazzino mentre la jeep, presente nel precedente allestimento, è stata venduta in Inghilterra. “Era in perfette condizioni, ma un mezzo così non può essere lasciato fermo” commenta il proprietario. Un’ora non basta per scrutare attentamente ogni dettaglio, scoprire le curiosità che ogni oggetto ha in serbo. All’uscita è d’obbligo la firma sul libro degli ospiti e, attraverso il vetro, un ultimo sguardo a delle vere rarità: alcuni esemplari delle sterline false stampate dai tedeschi durante la guerra nel tentativo di mettere in crisi il sistema economico inglese. Così perfette da superare i controlli delle banche.

Persino la regina madre Elisabetta, informata della volontà di allestire il museo nel 2000, ha inviato i suoi complimenti, custoditi come un prestigioso riconoscimento insieme agli altri cimeli della collezione.

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