Trieste | Articoli

Giulio Cesare, da “perla” del fascismo a fucina di talenti

di Sara Fabrizi

Il primo ottobre del 1933 viene fondato il Regio liceo ginnasio Giulio Cesare che ha la sua prima sede in piazza Indipendenza. Ma la data che tutti ricordano nel Trieste-Salario è quella di tre anni dopo. Sempre in ottobre, precisamente il 28 ottobre 1936, si aprono per la prima volta i cancelli del grande edificio di corso Trieste, progettato da Cesare Valle. È il risultato degli sforzi del primo preside dell’istituto, Guido Rispoli, che ha più volte insistito con il Governatore di Roma perché la scuola avesse un nuovo edificio, adatto a ospitare i tantissimi alunni iscritti.

L’inaugurazione con Mussolini
All’inaugurazione presenzia anche Benito Mussolini, che affianca il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Bottai. Ragazzi vestiti da balilla, moschettieri e avanguardisti stanno schierati sull’attenti nel cortile della scuola. Una corona d’alloro viene posata ai piedi della statua dedicata a Giulio Cesare, simbolo dell’istituto.  La bandiera italiana, issata mentre tutti fanno il saluto romano, sventola contro il cielo. È il giorno delle celebrazioni per il quattordicesimo anniversario della Marcia su Roma e il liceo rappresenta una delle grandi opere del fascismo. Le immagini dell’evento scorrono in bianco e nero nel cinegiornale Luce del 4 novembre 1936, dedicato proprio ai nuovi edifici che il regime ha inaugurato in occasione dell’anniversario.

Borse di studio in memoria dei Finzi
Passano appena due anni e il liceo del quartiere non è più il liceo di tutti. Nel settembre del 1938 Mussolini vara le leggi razziali con le quali vengono imposte una serie di importanti restrizioni ai cittadini di “razza ebraica”. Il primo decreto è quello del 5 settembre 1938 con il quale viene ordinata l’esclusione degli ebrei dalle scuole. Enrico e Luciana Finzi, 16 e 18 anni, figli dell’avvocato Carlo Finzi, si vedono negato il diritto a proseguire lo studio insieme ai propri compagni. Sono ebrei, per loro non c’è più posto tra i banchi del Giulio Cesare. Oggi la loro scuola li ricorda con una targa, posta nel cortile principale nel 2012, e con alcune borse di studio “In memoria dei fratelli Finzi” messe in palio tra gli studenti per opere ispirate ai temi dei diritti e dei valori costituzionali. Enrico e Luciana non hanno mai più potuto rivedere le aule in cui hanno studiato per anni: il 16 ottobre 1943 sono stati catturati dalle SS nella loro casa in via Alessandro Torlonia 9 e deportati insieme alla loro famiglia al campo di concentramento di Auschwitz.  Non si sa neppure quando e dove morirono, come viene segnalato dalle pietre d’inciampo collocate a loro memoria di fronte alla casa in cui hanno vissuto.
Durante la guerra il liceo di riempie di fotografie di ex alunni che, appena diplomati, hanno dovuto imbracciare le armi e partire per il fronte, cadendo in battaglia. L’occupazione nazista, succeduta alla proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, devasta completamente la scuola. La struttura viene requisita per scopi militari, le aule si riempiono di soldati che parlano la lingua tedesca e trattano gli italiani non fascisti come nemici. Razziano tutto quello che c’è a disposizione, compreso l’impianto di radiodiffusione, e lasciano il liceo spoglio e vuoto. Quando arrivano i giorni della Liberazione, nel giugno del 1944, e i carri armati degli Alleati sfilano per le vie della città, il liceo resta un presidio militare. Cambiano soltanto gli occupanti che, questa volta, parlano inglese.

La scuola riapre nel 1946
La vita scolastica riprende soltanto nel 1946 e gli studenti sono costretti a condividere gli spazi con i ragazzi della scuola media Luigi Settembrini. Occorrono nuovi interventi edilizi per ampliare la struttura, che vanno ad alterare l’aspetto originario dell’edificio. Dal dopoguerra e dal boom economico si arriva rapidamente al ’68 che trascolora negli anni di piombo, un periodo di contrasti estremi. Capita spesso che di fronte all’ingresso della scuola si fronteggino ragazzi di opposti schieramenti, destra e sinistra.

E Venditti gli dedica una canzone
Non c’è dialogo, ma le botte, come canta Antonello Venditti, storico allievo del “Giulio” che nel brano “Compagno di scuola” racconta in breve lo spirito di quegli anni («e le fughe vigliacche davanti al cancello/e le botte nel cortile e nel corridoio/primi vagiti di un ‘68/ancora lungo da venire e troppo breve da dimenticare»).
Un’epoca che lascia un solco profondo nella memoria della scuola. Proprio qui di fronte, infatti, il 28 maggio 1980 un commando della formazione neofascista Nar,  Nuclei armati rivoluzionari, uccide l’appuntato Francesco Evangelista, per tutti “Serpico”, il poliziotto di quartiere diventato un vero simbolo per il Trieste-Salario.
Quest’anno il “Giulio” compie 84 anni, avvicinandosi sempre di più alla soglia del primo secolo di vita. Non è tra i licei più antichi di Roma, ma sicuramente è uno dei più famosi, anche oltre i confini della Capitale. Le sue aule e i cortili sono stati frequentati da molti personaggi che hanno raggiunto il successo nei più svariati campi, dalla cultura alla musica alla televisione. Generazioni intere che condividono l’orgoglio di aver frequentato questa scuola, il ricordo dei momenti di ritrovo al bar Tortuga e canzoni che tutti conoscono, ma per i ragazzi del Giulio hanno un significato in più.

LEGGI lo speciale sugli ex studenti (a cura di Sara Fabrizi)

SFOGLIA il pdf del giornale

Sostieni RomaH24 Sostieni RomaH24
grazie