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Gino Santercole, dalla via Gluck al quartiere Trieste-Salario

di Daniele Galli

In pochi lo sanno, ma Gino Santercole era uno di noi. Uno del quartiere Trieste-Salario. Stroncato venerdì all’età di 77 anni da un infarto, il cantautore – autore di brani storici come “Una carezza in un pugno” e “Svalutation” – aveva posseduto per tredici anni un ristorante in via Agri 25, all’incrocio con via Chiana. Si chiamava “Osteria 13 giugno”. È stata l’attuale proprietà, a cui Santercole decise di cedere il locale, a trasformarlo in “Osteria Chiana”.

Santercole era un ristoratore vero. Gestiva in prima persona il “13 giugno”, aiutato dal figlio Adriano. Non si limitava, quindi, a scambiare quattro chiacchiere con i clienti su Adriano Celentano, di cui Santercole era nipote e tra i membri più importanti del suo gruppo. Il clan del Molleggiato.

In un’intervista concessa anni fa al sito Ilcofanettomagico.it, parlò così del suo ex ristorante nel cuore del quartiere Trieste: “Con mia moglie Melù abbiamo fatto tante cose insieme, anche delle serate, degli spettacoli. E un figlio, Adriano. Poi abbiamo aperto un ristorante a Milano che si chiamava 13 giugno. Melù, che è anche architetto e un’ottima cuoca, lo aveva fatto diventare un locale speciale; infatti ebbe molto successo. C’è ancora adesso. Ma dopo cinque anni decisi di andare a Roma per continuare la carriera di attore. A Roma abbiamo aperto un altro locale, un’osteria, che abbiamo tenuto per ben 13 anni. Si chiamava anche questa 13 giugno”. Si chiamava.

Pochi sanno, appunto, che quel ristorante non era più suo ormai da parecchio tempo. Come pochi sanno che anche Gino era un ragazzo della via Gluck. “In questa strada ora lascio il mio cuore”, cantava Celentano assieme a Gino, il nipote nel clan. Ci piace pensare che la via Gluck romana di Santercole fosse anche un po’ nel Trieste-Salario.

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