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Ecco chi è la donna che aiuta a superare i traumi del divorzio

di Cristiana Ciccolini

Affronta situazioni di grave disagio sociale, presenti anche in quartieri benestanti come il Trieste-Salario. Giovanna Tedde offre il suo aiuto a persone divorziate o separate, soprattutto a uomini. Alcuni che, a seguito della fine del proprio matrimonio non riescono più a vivere dignitosamente. Lo fa, una volta al mese, nella chiesa di Sant’Emerenziana. Giovanna è nata a Perfugas, in provincia di Sassari, ma da vent’anni vive nel cuore del quartiere, in via di Trasone. Sono gli anni ‘60 quando decide di venire a Roma: sulla carta d’identità c’è scritto 18 anni. Sceglie la Capitale per coronare il suo sogno: laurearsi in Lettere e intraprendere la carriera accademica. Poi, come spesso succede nella vita, è il caso, stavolta sottoforma di principe azzurro, a stravolgere i suoi piani. Con Alberto diventa mamma di due bambine e inizia a occuparsi di chi è in difficoltà. Una scelta dettata anche dalla fede in Dio, alimentata nel tempo anche grazie a suo marito. E a tenere vivo l’attaccamento alla spiritualità ci pensa anche la presenza prima e il ricordo poi dell’amico Tiziano Terzani, giornalista e scrittore.

Perché tiene degli incontri di sostegno a divorziati e separati?
«Ho sentito il bisogno di mettere le mie competenze a disposizione di persone che si sentono perse. Sono catechista, ma dal 2015 grazie alla Diocesi di Roma e alla disponibilità di don Carlo, insieme ad Anita Baruchello (una logopedista, ndr) ho creato un percorso di ascolto per coloro che hanno visto fallire il proprio matrimonio».

È inusuale un’apertura della Chiesa ai divorziati.
«Secondo me era un passaggio obbligato. Sono in tanti a soffrire per la fine di un matrimonio e ad aver bisogno di ritrovare Dio. Ma anche di parlare e di essere ascoltati, senza giudizio, in un clima protetto».

Chi sono le persone che si rivolgono a lei?
«Soprattutto uomini. Padri che non possono più vedere i loro figli a causa delle liti con l’ex coniuge. Nonostante ci troviamo in un quartiere che, insieme all’intero II Municipio, vanta il reddito pro capite più alto della città, mi è capitato di conoscere persone che sono state costrette a chiedere sostegno alla Caritas per mangiare, perché dopo il divorzio non sono riuscite più a vivere dignitosamente. Addirittura alcune sono state costrette a dormire in macchina».

Secondo la sua esperienza, qual è il motivo principale che porta alla separazione?
«Se si alzano le barriere inizia la crisi e, a volte, subentra il tradimento. Molte coppie potrebbero essere felici se sapessero comunicare rispettando i tempi e i sentimenti dell’altro. Quando si sceglie la separazione, però, non ci si deve abbattere: la vita è in grado di offrirci nuove opportunità, sempre».

È stata dura arrivare in una città come Roma a soli 18 anni?
«Sì, ma il desiderio di studiare era troppo forte. Lavorando come ragazza alla pari pian piano sono riuscita a laurearmi in Lettere».

Ma qui a Roma la aspettava il suo principe azzurro.
«Per lui è stato amore a prima vista. Io, invece, pensavo al lavoro, avevo interessanti opportunità all’estero, ma alla fine mi sono innamorata. Ci siamo sposati dopo un anno di fidanzamento e il primo periodo è stato meraviglioso, abbiamo viaggiato in tutto il mondo: lui era il direttore di un ente importante, il Formez (il centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle pubbliche amministrazioni, ndr). È stato un matrimonio felice, la scomparsa di Alberto, avvenuta un anno fa, mi ha lasciato un grande vuoto, però la fede mi è di conforto».

Proprio la fede è stata un punto fermo nel vostro matrimonio: in che modo vi ha uniti?
«Dopo anni di vita agiata è arrivata una grave crisi economica che ha rischiato di compromettere la serenità di tutto il nostro nucleo familiare. Persino quando nostra figlia, la maggiore, decise di prendere i voti, fu proprio Alberto ad aiutarmi ad accettare questa scelta».

In che modo?
«Secondo mio marito, quando il Signore chiamò Angiola per servirlo fece un dono a noi. Ma io non la vidi così e passai un periodo molto difficile, piangendo ogni giorno».

Lei e Alberto siete stati molto amici dello scrittore e giornalista Tiziano Terzani.
«Tiziano è stato una figura chiave: ha portato grande positività. Mio marito l’ha conosciuto ai tempi dell’università, a Pisa. Era talmente attaccato a lui che quando ci ha lasciati ha voluto dedicargli un libro (“Il mio fratellone Tiziano Terzani”, Tea Edizioni, ndr). Io mantengo un bel rapporto con sua moglie, donna speciale, sempre in viaggio in India. La spiritualità è sempre stata un elemento cardine che ci ha aiutato a capire che non siamo soli al mondo e che la famiglia è sempre il bene più prezioso da tutelare».

Carta d’identità
Giovanna Tedde è nata a Perfugas (Sassari). Da vent’anni vive nel cuore del Trieste-Salario. A 18 anni, tale è il desiderio di studiare, che si trasferisce a Roma per laurearsi in Lettere. Poi l’incontro con il suo grande amore, Alberto, e diventa mamma di due bambine. Si specializza come counselor e da qualche anno tiene incontri di aiuto nella chiesa di Sant’Emerenziana a coppie divorziate o separate. Il punto fermo nella vita di Vanna è stata la fede, sempre presente. Forse è per questo che per lei è naturale occuparsi di chi è in difficoltà.

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