Trieste | Contributi
Addio Agostino, sei la stagione della nostra adolescenza
di Isabella Borghese*
“Non si amano soltanto le memorie felici. A un certo punto della vita, ci si accorge che si amano le memorie”. Natalia Ginzburg.
È così che la morte di Agostino, morto a Roma, non racconta più, anzi, non racconta solo la morte di un pizzettaro, del pizzettaro di corso Trieste. Cosa racconta oggi la sua dipartita? La stagione della nostra adolescenza, dei nostri primi grandi amori, le attese delle ricreazioni al liceo per rubare un bacio o due alle lezioni di chimica o fisica, la notizia della morte imprevista di Goliarda Sapienza, l’esame del liceo da preparare, i temi…
La passeggiata che si faceva con l’amica del cuore per afferrare la margherita uscita dal forno, e per poi fermarsi alla cabina telefonica che si trovava poco più in là, per infilare la tessera, o per mettere un gettone: Pronto mamma, non torno a casa, mangio da Monica. E invece si andava a leggere e ad amoreggiare sul prato di Villa Ada con gli amici, e poi a fare l’amore, con il compagno di quegli anni; si andava a fare l’amore al quinto piano di una casa lì di fronte… E non ci si stancava mai.
Poi si scendeva a chiacchierare lì davanti, da Agostino, nel modo familiare con cui si sta tra amici per strada di fronte a un luogo che diventa un riferimento… Morì in un incidente un figlio di Agostino, finimmo tutti lì davanti a lasciare messaggi e bigliettini, ad attendere poi che lui, Agostino, tornasse a cucinare la pizza; e pure che in qualche modo, si attendeva il tempo in cui, sotto i suoi baffi, l’avremmo rivisto sorridere…
Cosa resterà di questi luoghi, dei nostri quartieri, chi riceverà l’eredità di questi commercianti che hanno segnato la nostra adolescenza, che ci hanno accompagnato nel bene e nel male? Che ci aspettavano e ci hanno visto crescere, anche se da lontano. Quale sarà la memoria e quali potranno essere i ricordi di chi non ha avuto e non avrà la fortuna di guardare al passato e ricordare un uomo come Agostino? Un vinaio come Graziani? Vittima del terremoto di Amatrice. Uomini che non raccontano solo dei mestieri, ma soprattutto, nel nostro mondo, nel nostro microcosmo, non sono che dei riferimenti del nostro quartiere. Luoghi e persone senza tempo.
*Scrittrice, ex Giulio Cesare